giovedì 15 dicembre 2016

Tutto il dolore che conosco.

Conosco il dolore 
lo conosco perchè il corpo lo "sente" più della gioia, più del dolore fisico, morale o spirituale.
Conosco il dolore perchè il corpo lo sente più del piacere, più dell'estasi.
Conosco il dolore perchè il corpo lo sente più dell'amore.
E' una  sensazione autentica, forse l'unica vera, reale sempre, come l'istinto, solo che fa molto, molto più male.
Conosco il dolore perchè sono troppi oggi i momenti in cui mi fermo smarrita e aspetto, aspetto che il cuore si fermi, è lui: il dolore, il dolore delle "cose" perdute.
Conosco il dolore, il dolore dell'abbandono affettivo, il dolore del tradimento, del colpo che non ti aspetti, da qualcuno, da qualcosa, dalla vita, il dolore della perdita.
Conosco il dolore perchè senza nemmeno rendermene conto gia all'inizio della mia vita ho cominciato a imparare a far a meno di chi amavo, delle persone da cui dipendevo affettivamente, o pensavo necessarie per la mia sopravvivenza e per quella del mio cuore, e ancora adesso continuo a doverlo imparare, giorno dopo giorno, in maniera diversa e uguale per certi aspetti, cambiano le persone, le modalità, ma non cambia lo sgomento. Cambia il dolore, che diventa più forte, più intenso, più consapevole, non cambia chi sei, ma troppe sono le cose che dentro di te cambiano volto, voce, suono, odore, sapore, significato.
Tutto questo percorso, mi ha reso diversa da quella gente che nella vita non riesce a bastarsi, mai, da tutta quella tanta gente che deve stare sempre intorno, insieme,"davanti" a qualcuno per non dover restare mai davanti a se stessa. Mi ha reso diversa perchè amo il silenzio e quella solitudine che percepisco come amica, fedele, alleata, ristoratrice e generatrice di pace anche quando dentro di me pace non ce nè. Anche quando dentro di me sento solo guerra, di sentimernti, contraddizioni, emozioni, pensieri. Tutto questo mi ha reso diversa perchè mi ha reso libera, perchè l'essere sola non mi fa mai sentire "da sola", la compagnia che mi faccio mi piace più di qualsiasi altra mi possano fare.
Conosco il dolore,
 vero, profondo, che ti spezza le ginocchia, la schiena, le braccia, il cuore e la mente, conosco, sento forte il dolore e questo non mi rende immune da esso, o più forte, o più dura, o meno terrorizzata al pensiero di altro dolore che puntuale arriverà, ancora nuovo, ancora forte. 
Vivo con gli occhi lucidi e lo sguardo perso spesso in mondi vissuti e perduti, irrimediabilmente. Vivo con il mio sorriso intatto, come di bambina. Vivo e rido anche se ridere oggi mi fa tanto, troppo male. Vivo anche se tutto, oggi, mi fa troppo male. 
Vivo e aspetto di imparare nuovi modi di convivere con tutto il dolore che conosco. 
Vivo e prego perchè l'impensabile sempre in agguato, non venga di nuovo, ancora, a bussare alla mia porta.
 

martedì 18 ottobre 2016

Io sono sempre io, tu sei sempre tu..

Ogni volta che ci vediamo, è l'ultima volta che ci vediamo. Ogni volta che ci salutiamo, è l'ultima volta che ci salutiamo. Ogni volta che ci diamo un bacio, che ci abbracciamo, che ci diciamo a dopo, è sempre l'ultima volta che lo facciamo. E se poi l'ultima non è, allora lo sarà la prossima o quella dopo ancora, e così fino alla fine. Ogni volta che ci mandiamo un messaggio, è sempre l'ultima volta che lo facciamo. Ogni volta che rimandiamo un incontro, una telefonata, una conversazione, quell'incontro, quella telefonata, quella conversazione potrebbero non avvenire mai più. Perchè la vita è così, imprevedibile, dura, e ci mette continuamente alla prova con quelli che forse, per lei, sono solo scherzi, perché magari solo lei sa per certo che questa vita non finisce nella vita qui. Ma oggi, oggi che niente mi consola, oggi che niente mi da pace, oggi che niente mi da speranza e fiducia, non dico nel futuro, ma in domani, dopodomani o fra un'ora, oggi più di eri mi sembra tutto vano, insopportabile, superfluo, effimero, evanescente, e peggio ancora: inutile. Oggi che mi aggiro per le vie del centro come un fantasma, oggi vorrei solo che nessuno mi vedesse, perchè io, non vedo più nessuno. Non mi volto mai a guardare le vetrine dei negozi, perché tutte quelle vetrine le guardavo con lei, e lei, adesso, non può farlo più. Non entro più in quei negozi dove entravo con lei, perché la rivedo mentre si prova quasi tutto, gioiosa e vanitosa come una bella bambina, e mi sembra di crollare, di essere li li per sgretolarmi in un momento. La rivedo mentre ridendo mi scatta delle foto dopo avermi costretta ad indossare degli occhiali ridicoli, o delle giacche dai colori improbabili che lei sa io non indosserei mai. Ridendo con quel sorriso aperto, contagioso, sincero, quel sorriso che ci costringe a buttare un po' indietro la testa, quel sorriso che abbiamo noi donne di questa nostra famiglia. Siamo donne esili, tutte, che a guardarci sembriamo fragili come cristallo, ma ci illudevamo di essere forti e resistenti come querce. Adesso invece quel cristallo dentro di noi è andato in frantumi, e i cocci sono così taglienti e dalle forme così diverse, irregolari, che non sarà facile ricomporli in un nucleo, non lo stesso, perchè nulla sarà più come prima. Mi porto dentro un canto che viene da lontano, molto lontano,e nella mia vita onirica viviamo insieme sorridenti come sempre, a ironizzare e sdrammatizzare su tutto e tutti, a fare progetti di vita, di viaggio e partenze definitive. Ma l'unica definitiva partenza è stata la sua, e nessuno di noi è riuscito a fermare quel mezzo con cui se ne è andata via, magari solo un po' più lontano. Nessuno di noi è riuscito a fermare quello che ce l'ha strappata via con una violenza inaudita quanto inaspettata e ingiusta. E adesso, mentre mi aggiro per le strade sentendo che la vita intorno continua, continua mentre il nostro mondo si è fermato, piegata da un dolore che a momenti mi sembra di non poter più sopportare, mi ritrovo a pensare che nessuno dovrebbe più cantare e ballare e ridere, che tutto dovrebbe fermarsi e piangere per lei che non può cantare più, ridere più, sentire più, vivere più. Vorrei che il mondo intorno facesse silenzio. Lo stesso desolante silenzio che ho io dentro, quel silenzio che mi permette di ascoltare quel canto lontano,lontano, lontano..Ti avevo vissuta bambina, sorella, poi ragazzina, ti avevo ritrovato donna sempre un passo avanti a me, eri diventata il mio consulente di vita, ci eravamo ritrovate in un bisogno reciproco che ci faceva vivere fianco a fianco, non c'era niente che io facessi che tu non sapessi, non c'era niente che facessi tu che io non conoscessi. E ora eccomi qui, di nuovo senza di te, a scoprire una solitudine che non conoscevo, sola perché non mi chiamerai più per la colazione e gli acquisti e le consulenze amorose e non vivremo insieme quel bambino su cui avevamo fatto tanti progetti. Sola perché nessuno mi chiamerà più come mi chiamavi tu. E mi sembra di sentirti dire che ho il dovere di vivere, ma ti prego, ti prego, ti prego, non rimproverarmi se ancora non riesco nemmeno a concepirlo. Non rimproverarmi se me ne starò qui ferma per un po', non rimproverarmi come sapevi fare tu, se non riesco a trovare un modo per andare avanti, una qualunque ragione per sorridere, un modo per non pensare continuamente a te tutto il giorno, tutta la notte, ogni momento della mia vita. Non rimproverarmi perché davanti al dolore di tua madre mi sento in colpa per essere rimasta io, qui, viva. Non rimproverarmi se non riesco ancora a stare troppo vicino al tuo bambino, lo guardo e vedo te, e il cuore mi fa male mentre penso che forse, adesso, sarà solo attraverso lui che riusciremo ad essere noi due insieme, ancora, continueremo ad essere ciò che siamo state l'una per l'altra, perché io sono sempre io e tu sei sempre tu. Non rimproverarmi perché non avrei mai pensato di vederti come ti ho vista, di piangerti come ti ho pianto, di pregare, di supplicare affinchè ti risvegliassi. Non avrei mai pensato di dover andare avanti di nuovo senza di te. Non rimproverarmi perchè ho bisogno di vivere il mio dolore, tutto, fino in fondo, un dolore senza scampo, che mi lascia svuotata e asciutta, arida. Un dolore che non sa come trovare un senso a tutte le cose in un mondo dove tu non ci sei più, non mi cammini più a fianco ma dentro, non mi chiami , non mi parli, non ridi se non nella mia testa, nei miei sogni, non ridi più con me e di me. Aspetta, abbi pazienza con me, ancora, non te ne andare, usa le mie mani per fare un gesto tuo, la mia gola per ridere, la mia voce per un sussurro al tuo piccolo, i miei occhi per lanciare uno sguardo carico di cosa vuoi tu a chi vuoi tu, e soprattutto, continua a guardarmi con gli occhi di tuo figlio. Posso farcela vedrai, ma solo perchè lo vuoi tu, come avresti fatto tu per me, farò tutto come vuoi tu, fino a quando non verrà il tempo in cui ci ricongiungeremo. Ed è solo grazie a questo pensiero che oggi la morte mi fa meno paura. Si, devo farcela, posso farcela, perchè tu sapevi, sai,  che posso, ma non oggi. Oggi no, e domani, sarà ancora, di nuovo, oggi.

sabato 9 aprile 2016

Maria

Se ne è andata in silenzio Maria, in un'alba piovosa di fine marzo, leggera come in un soffio, com'era lei. Le piaceva la pioggia. Mi piace pensare che proprio quel suono che lei tanto amava l'abbia accompagnata dolcemente, si, mi piace pensare che l'abbia cullata, per tutto il tempo, per tutto il viaggio. Aveva occhi brillanti Maria, brillanti come la sua intelligenza, come la luce che tutta la sua persona emanava, occhi vividi, dello stesso colore del cielo quando è gonfio d'acqua, del cielo prima del temporale. Era forte Maria, piccolissima e fortissima, la nostra roccia, uno scoglio al quale non potevamo far a meno di restare aggrappati , forza lei stessa, troppo forte anche per i dolori grandi, e le delusioni, grandi, che la vita non le ha risparmiato. Niente l'aveva mai piegata, abbattuta, niente fino alla morte del suo compagno di vita, del suo custode, del suo figlio più amato, vissuto, vicino. Abituata a dissimulare più i dolori che le gioie, ci siamo illusi che potesse andare avanti, che potesse superarlo con la complicità di quell'età che a un certo punto confonde, annebbia i pensieri, i ricordi, lo scorrere del tempo. Ci siamo illusi che come sempre fosse più forte di noi, e ha provato ad esserlo, ha provato con tutta se stessa, per noi, in nessun momento per lei. Ha provato da madre, da donna che ha saputo solo amare. Sempre. Ha provato da amica fedele, da esempio, per dare coraggio a noi che di quel dolore ancora non sappiamo parlare, scrivere. Maria ha provato, come poteva, come sapeva, per insegnarci come affrontarlo, come viverlo per superarlo, vincerlo, mentre lei faceva uno sforzo sovrumano per conviverci, quello sforzo che questa volta ce l'ha portata via, pian piano, come in un soffio leggero. Sono convinta che anche stavolta abbia vinto lei,su tutto e tutti, che sia stata lei a decidere di andar via pensando per una volta solo a se stessa, alla sua stanchezza, al desiderio di ricongiungersi ai suoi figli e gli altri che aveva amato. In noi che ha ritenuto ormai in grado di farcela senza di lei, ha lasciato un vuoto colmo di amorosa pienezza, del suo sorriso, delle sue parole, di quel suo profumo, adesso quasi palpabile, vivo, almeno quanto il ricordo della luce di quei suoi occhi chiari. Solo il dolore spegne quella luce, quel dolore che la dimensione umana riesce a sentire ancora più forte dell'amore. Se ne è andata in un'alba di pioggia Maria, e in ogni goccia di pioggia non potrò fare a meno di cercarla per tutto il tempo di questa mia vita che lei ha reso migliore. Per tutto il tempo della vita che mi resta. Sempre.

giovedì 7 gennaio 2016

Tutto il bene e tutto il male del mondo.

Gli anni che passano sono come le persone, non sono mai interamente buoni o interamente cattivi, sono la vita. Perchè la vita è questa, per tutti. Non esistono persone nate con grandi fortune che non abbiano conosciuto i dolori più grandi, che non siano state colpite da sciagure, e non esistono persone meno fortunate che non abbiamo provato vere, autentiche gioie. A tutti è dato tutto il bene e tutto il male del mondo, perché la vita non sta nel bilancio di questi, non sta soltanto nel più grande dei dolori che prima o poi arriva,arriva e ti colpisce come un'ascia dritta in mezzo alla schiena: un tradimento a cui non sai se riuscirai a sopravvivere. E la vita non sta forse nemmeno nel più grande degli amori che ognuno prova, a suo modo, come può, come sa, come è, e che magari arriva all'improvviso anche lui, anche se non lo cercavi, anche se non lo volevi, anche se magari nemmeno lo meritavi, esattamente come il male. La vita ad un certo punto non ti sembra abitare più nemmeno in tutto quello che cerchiamo di imparare, di capire, di interiorizzare nell'illusione che possa aiutarci a superare qualunque cosa nel modo migliore. E capisci anche, con sgomento, che non è nemmeno la forza ad aiutarci,nè quella del sapere, nè quella del sentire, non è la forza del carattere, della personalità, di una razionalità dura, o quella della vita che è più forte di tutto, capisci che non è la forza, ma la paura che ci fa sopravvivere. E'la paura che ci da il coraggio.E la mia vita non è tutti i libri che ho letto e che amo e che vorrei aver scritto, tutti i quadri che ho osservato con stupore e che vorrei aver dipinto, tutte le opere che affascinata avrei voluto aver progettato, i bambini che avrei voluto fossero miei,non è solo tutto quello che amo e che mi ha salvata dagli errori. La vita è sempre la consapevolezza di un attimo nelle cose ordinarie, di una vita ordinaria in un mondo in fondo tutto uguale ed ordinario che di straordinario produce solo quell' attimo che un giorno senti nelle narici, nell'odore delle strade bagnate dopo la pioggia, nel colore di un cielo qualsiasi in cui si stagliano le cupole e le guglie di una chiesa a cui non avevi mai fatto caso prima di quel minuto ferma ad un semaforo. La vita, se ne sta nascosta nel calore emanato dal corpo nudo nell'abbraccio di quell'uomo che ami, in quell'intreccio eterno di tutte le vite che sono state e saranno. E' l'aria che respiri camminando da sola pensando ai ti amo che ti sei sentita dire e che hai ricambiato, anche quando poi è finita, perché finisce sempre in alcune vite, forse quelle più vere, più sofferte, più capite, più sprecate. Perchè non è vero che la vita non è mai sprecata, che non buttiamo via doni, talenti, amore, tempo e quant'altro. Finisce perché ci sono ferite che non possono diventare cicatrici, e se succede poi è tardi, perché non è vero neanche che c'è sempre tempo per tutto. Finisce quando hai passato tutta la vita cercando di trasformare in amore le persone più importanti della tua vita. Ma anche amore si nasce e nessuno può diventarlo se non lo è.