venerdì 26 luglio 2013

Un attimo per sempre

Spesso di tutta una storia ricordiamo solo un attimo o una serie limitata di attimi, serie poi che diventa corposa, infinita quasi, quando ripercorriamo la storia della nostra vita. Ma attimi, solo e sempre attimi. Un momento di qualunque tipo esso sia, buono o cattivo, meraviglioso o tremendo, non lo viviamo mai solo una volta, solo in quell'istante e basta, lo viviamo e riviviamo infinite volte, e ogni volta che lo facciamo, ripensandoci aggiungiamo o togliamo qualcosa, rivediamo un particolare che ci era sfuggito, aggiungiamo un significato, qualcosa che non avevamo capito all'istante o addirittura qualcosa che avremmo voluto fosse o non fosse successa. Ogni attimo è per sempre e mi chiedo quale sequenza di attimi potrebbe passare davanti ai miei occhi, nella mia mente, sotto dettatura e dittatura del cuore, nell'ultimo istante della mia vita se, come da letteratura, fosse vero che questo accade. A volte poi capita che sia il sogno a ricordarci un attimo vissuto che ci era sfuggito, allo stesso modo penso che dentro di noi ce ne siano che non abbiamo memorizzato consciamente, o che abbiamo rimosso, e un giorno chissà la vita alla fine potrebbe mostrarceli rivelandoci qualcosa. Viviamo di attimi che dilatiamo all'infinito, spesso all'inverosimile fino quasi a strapparne la trama del tessuto. Viviamo di quegli attimi che analizziamo inutilmente, di quelli che ci facciamo bastare per vivere in solitudine, e di quegli altri che sognamo per compensare ciò che ci manca. E poi, poi più di tutti, viviamo di quei pochissimi che vorremmo vivere e rivivere all'infinito. All'infinito un attimo per sempre.

lunedì 22 luglio 2013

Il prossimo mio #errore

Sono pronta a sbagliare di nuovo, a sbagliare si, perchè è solo quando sbaglio che vivo davvero, che vivo di più, che semplicemente vivo e basta. Restando ferma mi perdo il tempo, la vita delle mie amiche del cuore, mi perdo gli uomini, mi perdo l'occasione di ascoltarmi anche, guardarmi in mezzo al mondo. Adesso ricomincio, mi riprendo per mano e riparto senza più pensare a cosa ho portato fino ad ora nella vita della gente che ho incontrato, nella vita di chi ho amato, di chi amo, perchè è lo stesso di quello che loro hanno portato nella mia, e forse spesso, anche molto molto di più. E si ho portato a volte gioia altre tanto dolore come da copione nella vita, ho portato delusione e rammarico, magari anche momenti di odio e voglia di andar via, ma anche passione e sogni e bellezza e tanto tanto amore e amare. Adesso ricomincio a camminare, il tempo passa veloce e io non ho nessuna fretta, non sono mai stata una donna più libera di adesso, libera nella mente, libera nel cuore, libera. Non posso continuare a vivere per sempre solo la somma di quello che mi è rimasto, non posso e non voglio continuare a nascondermi, anche saggiamente a volte, dentro tutti gli errori e le rinunce e le opportunità e le persone che ho perduto e che hanno perduto me, e dietro le cose buone e quelle giuste. Non voglio e non posso continuare a vivere come se un oltre non esistesse più, come se tutto fosse già visto e vissuto e amato e finito. Adesso, adesso so che nella mia vita ci sarà un altro uomo e un altro errore magari, o altri uomini e altri errori, e altre cose che non capirò o capirò troppo tardi, e ci saranno altre amici giusti e sbagliati, altri compagni di viaggo e viaggi e serate e nottate e... Ci saranno altre case da arredare e farmi somigliare, altri letti da disfare e rifare, altri quadri da dipingere, altri lavori, e ci saranno altre cose di cui prendermi cura, altri gatti e cani e canarini e piante e solo Dio sa cos'altro nel bene e anche nel male che puntuale arriverà. Ci saranno altre battaglie e guerre e altre sconfitte e altre vittorie e tanto tanto tanto altro amore dentro il quale sentirsi al sicuro anche solo per un attimo. E ci sarai tu che ancora nemmeno lo sai.

venerdì 19 luglio 2013

Ancora tu....

Ed ecco che per caso ci ritroviamo faccia a faccia, occhi negli occhi, il corpo mio davanti al corpo tuo , vicinissimo. Il tempo si ferma come al solito, come una volta, tutto quello che c'è intorno sparisce, come al solito, come una volta. Non esiste più la gente, nemmeno quella pericolosa per noi, non esiste più niente e nessuno, solo io e te, come al solito, come sempre, come una volta, come mai finirà. Non so per quanto tempo restiamo così a fissarci, scrutarci dentro gli occhi, e non so se in quella profondità stiamo riguardando momenti della nostra vita insieme o se cerchiamo di guardare in tutta quella  nostra vita senza di noi. È così diversa la nostra vita non insieme, è ancora così terribile la presa di coscienza che nella mia vita non ci sei più, nella mia vita ma non nella mia mente, nei pensieri, nei ricordi, sei l'unità di misura della felicità, quella felicità che non ho più sentito nemmeno per un momento senza di te. Abiti ancora il mio cuore, e tutto di me te lo comunica come al solito, come una volta. Tutto di te mi fa dolore, la tua bellezza, il tuo odore, tutto quello che i tuoi occhi senza parlare mi comunicano, tutto quello che c'è dentro la tua voce quando mi saluti. Quando ti sento pronunciare piano il mio nome, come in un sussurro, mi sento vacillare, come se stessi perdendo l'equilibrio. Pronunciavi il mio nome per intero solo quando dovevi gridarlo, o quando parlavamo di cose normali e questo mi provocava sempre uno scossone dentro, mi faceva pensare che fossimo ormai una vecchia coppia, che la confidenza fra noi fosse grande, mi piaceva di più il nome ascoltato dalle tue labbra turgide, carnose, calde, sempre disposte al bacio, fatte per baciare, per baciarmi. Mentre non sappiamo andare via, non sappiamo come muoverci, mentre io vado a destra e tu pure, e poi a sinistra e tu pure,  restiamo sempre uno davanti all'altro, sorridendo, mentre in silenzio da dentro di me ti grido di darmi una ragione, una ragione ancora, adesso, di tutto questo non viversi se ancora tutto questo viversi dentro è vivo tra di noi. Tensione, elettricità, desiderio, voglia di abbracciarsi e saltarsi addosso e chiudersi in un ufficio vicino, voglia di noi, nostalgia. Noi due, itaca perenne l'uno dell'altro di tutte le vite che aspirano ad un solo ritorno. Sei ancora tu, sono ancora io e mi chiedo come fai tu, quale sia il tuo metodo, come riesci a vivere senza di me, senza di me esploratrice sempre sorpresa di un isola che conoscevo palmo a palmo, te, fuori e dentro fino al centro. Tutta la mia terra che sei non si sente sola, abbandonata dal mio cuore, dalle mie mani, dalle mie labbra, da questi miei occhi che la divoravano ogni volta anche da lontano come si divorano solo le cose che si desiderano più qualsiasi altra? E ogni volta, ogni volta, ogni volta. So che non vuoi sapere come vivo senza di te, so che fa troppo dolore, so che preferiamo restare lì fermi su quella spiaggia, davanti a quel mare dove ci amavamo con gli occhi aperti per non perdere nulla di noi. L'unico mare dove ho nuotato respirando sei stato tu, l'unico, come prima di nascere, dentro mia madre, tu ricordo e memoria forse di tutta quella pace. Io so come vivo senza di te, convivendo con un dolore che quando riaffiora mi piega, mi spezza, mi fa rimanere sdraiata per giorni, seduta per ore, con gli occhi vuoti, fatti a pezzi, per mesi. Lo so come vivo senza di te da troppi anni ormai, anzi a volte non lo so, mi perdo, e a chi mi dice che devo dimenticare, che non è niente, che non era niente, che non è stato niente, rispondo che tutto il niente che ho avuto con te è stato più di qualsiasi tutto io abbia mai avuto con chiunque altro.

giovedì 11 luglio 2013

Amici mai.

L'estraneità è parte integrante dell'amore molto di più dell'odio. Si diventa o dovremmo dire ridiventa estranei sempre dopo essersi molto amati,dopo che le storie sono state consumate, dopo avere vissuto insieme,essersi sposati anche, spesso persino dopo aver avuto dei figli. Estranei sempre, estranei di nuovo, come se tutto non fosse successo, o forse, lo si ridiventa proprio perchè tutto è successo. Ad un certo punto della nostra vita tra milioni di persone, persone che non hanno il nostro sangue e per le quali quindi non dovremmo avere nessun tipo di richiamo ne di amore, ad un certo punto fra tante ne scegliamo una a noi totalmente estranea e le affidiamo la nostra vita, il nostro corpo, la nostra intimità. Condividiamo la nostra casa, il nostro letto, il nostro bagno, i nostri umori, la nostra vita,e poi ricordi, passioni, dolori, figli, tutto, tutto con un estraneo verso il quale ci sentiamo attratte come se fosse inevitabile. Anche quando non è la la regina delle passioni a legarci o l'amore folle della nostra vita spesso lo scegliamo lo stesso, per camminare insieme, generare altra vita fino a quando... fino a quando tutto finisce, perchè anche la fine dell'amore è qualcosa che fa parte dell'amore più dell'odio. Spesso è l'unica cosa veramente reale di una storia ed è per questo che è difficile accettarla . Difficile per noi essere umani accettare l'idea della fine, della fine della vita e della fine dell'amore. E non saprei davvero dire a cosa ci si rassegni di più o prima. Per le storie d'amore non consumate è diverso, credo che la passione non si spenga mai e che quell'amore in fondo non finisca, ne si trasformi, lo si accantona solamente, e quando capita di risentirsi, incontrarsi, sono le stesse cose quelle che sentiamo dentro, forse con meno intensità anche se un brivido ci ricorda sempre momenti vissuti insieme, momenti che forse ci metteresti un passo a rivivere perchè ricordi solo il bene, e il desiderio, perchè qualcosa è rimasto incompiuto e forse perchè in realtà era solo innamoramento, folle, ma innamoramento. Perdonare il male in quello che invece è amore può diventare difficile o impossibile ed è per questo che ad un certo punto finisce.Finisce e non ci perdona la resa. Finisce e non ci si perdona la sconfitta, il fallimento, finisce e non ci saluta nemmeno più, ci si incontra e ci si affretta a cambiar strada o si sta bene attenti a non incrociare gli occhi dell'altro, magari ci si spia da lontano per vedere se ci sono ancora tracce di noi addosso a noi. Ci si evita, o se proprio succede di non poterlo fare l'imbarazzo raggela l'aria. E poi, poi non facciamo altro che ripensare a quel momento per giorni, non facciamo altro che chiederci in quale posto siamo finiti noi che ci amavamo come fosse la prima volta che ci succedeva. Noi che avevamo corpi che non avevano segreti, noi che il solo pensiero di perderci ci destabilizzava, ci faceva sentire persi e dispersi, noi che avevamo i nostri nomignoli stupidi,che ci guardavamo con occhi di luce. Proprio noi si che non volevamo essere come gli altri, noi che non volevamo finisse mai, siamo finiti anche noi.

mercoledì 10 luglio 2013

#Cuore nero.

Da qualche tempo la sera rientrando a casa comincio ad aspettare che quel resta della luce del giorno muoia. E' una luce che amo anche se ha i colori della fine,o di tutto quello che è cambiato e mai  più tornerà come prima, e anche la fine di un giorno può essere la fine di tutto. Per sempre.Vago un pò per la mia piccola casa, mi spoglio, spupazzo la mia gatta e poi mi guardo intorno come per imprimere nella memoria tutto sotto quella luce. Osservo tutto ogni giorno al calar della sera come se fosse l'ultima volta che lo faccio, che vedo quel luogo, quella mia casa, quella mia gatta, i tetti della mia città.  Poi mi siedo sul divano come per riprendere respiro, fiato, e distanza dalla giornata, da tutto. E aspetto, aspetto che arrivi il buio stellato per accendere subito la luce, in fretta, come se quel buio scottasse. Accendo tutte le luci, non quelle d'atmosfera come facevo di solito, come facevo anche quando vivevo con un'amica anni fa, sorridendo ogni volta per le sue proteste, illumino  tutto mentre mi chiedo da dove venga all'improvviso tutto questo bisogno di luce. E così mi ritrovo a ricordare di quando bambina avevo paura, terrore quasi del buio, come fosse un liquido nero e vischioso ma allo stesso tempo impalpabile. Avevo paura che mi contagiasse, che mi invadesse, che svegliandomi mi sarei scoperta cieca, persa in quel buio per sempre. Non mi addormentavo se non vedevo una luce, quella del portone che filtrava attraverso la finestra della porta o quella di piccole lampadine attaccate alle spine della corrente quando dormivo da mia cugina. Avevo paura e me ne vergognavo, inventavo scuse per non stare fuori casa, per non dormire lontana dai miei genitori, lontana da mia madre, anche se non lo dicevo nemmeno a lei, avevo già imparato ad amare in silenzio. Non saprei dire quando quella paura sia svanita, se davvero poi lo è, ma so che da quando vivo qui mi addormento con una luce rossa, piccola, a forma di cuore, accesa sul mio comodino di fortuna, e che mi immergo nella luce quando cucino o mangio, mentre sorseggio il mio vino sul divano o guardo la tv. Luce forte, vivida, di quelle senza ombra. Sarà che anche di giorno mi sembra di avvertire solo buio intorno a me, buio nel cuore della gente, buio nel mio cuore, nel cuore di uomini che ho amato, di persone che amo. Ascolto il buio delle loro menti, dei loro pensieri, delle loro vite, anche quando li guardo e li ascolto ridere mi sembra di sentire buio e dolore dentro di loro, perchè ormai siamo fatti solo del passato. Vedo buio se mi guardo indietro, un buio che avrebbe potuto inghiottirmi e che ho combattuto, stracciato, come si fa con un foglio di carta, un buio che mi ero illusa di aver vinto anche e invece, invece a momenti ci annego di nuovo dentro, e ovunque mi giri o anche solo quando mi impongo di  guardare avanti, di guardare al futuro, eccolo lì, lo rivedo. il buio.E immerso in quell'oscurità a tratti scorgo tutto quel destino che non si è avverato.

giovedì 4 luglio 2013

L'importanza di chiamarsi...

Prima di amare lui e il suo nome non ti eri mai accorta di quanti altri uomini o ragazzi o bambini e persino neonati si chiamassero allo stesso modo. Non esiste giorno infatti in cui il suono del suo nome non ti faccia trasalire o ti colpisca come un dolore, una freccia, una pallottola al cuore. Poi ti capita pure di sentire al telegiornale che insieme ad altri come per esempio: Marco e Francesco, il suo è il nome più comune d'Italia. E tu che pensavi che fosse raro, come lui! E tu che pensavi che solo lui si chiamasse così. Ma la cosa più inquietante è che guardi ogni uomo che porta il suo nome come se anche lui potesse essere un potenziale grande amore, lo osservi per trovare somiglianze, umane, caratteriali, fisiche, psicologiche.Tutto per pronunciare di nuovo quel nome tutti i giorni, col cuore e il pensiero, tutto pur di sentirselo risuonare fra le labbra, tutto per rivedere di nuovo quel nome sul display del telefono ogni volta che squilla o arriva un messaggio, tutto pur di  scriverlo di nuovo come fosse nostro. E se qualcuno è anche bello, certo in maniera diversa, nessuno potrà mai  essere bello come lui, pensi che si, sicuramente anche il nome ha le sue responsabilità in questo, come dire appunto: il destino nel nome. Capita quindi che per noi e la nostra vita rispetto ad altri, sia importante qualcosa che nemmeno scegliamo noi. Sarà un caso infatti che come per reazione a catena ad un certo punto cominci a collezionare fidanzati tutti con lo stesso nome? Sarà un caso se un mio ex fidanzato aveva avuto e ha donne che portano tutte il mio stesso nome? L'importanza di chiamarsi Ernesto, Riccardo, Francesco, Marco o Cristina, Elisabetta, Annamaria, non è quindi cosa da poco. L'importante per me è chiamarsi Alessandro.

mercoledì 3 luglio 2013

#Amami... senza domani senza farsi del #male.

Siamo noi che lo abbiamo insegnato a loro adulti del futuro o loro che lo hanno insegnato a noi?
Noi, chi siamo noi se non adulti in un presente dove siamo ancora ragazzi senza esserlo più già da un pezzo, noi ancora o di nuovo soli, noi che non sappiamo da dove viene questa immaturità affettiva che non riusciamo a superare qualunque sia stato il nostro percorso, qualunque siano state le nostre esperienze, nonostante gli incontri e gli scontri e i colpi incassati e sferrati. Siamo stati costretti a "ricalcolarci" come i nostri navigatori, ad imparare a vivere tutto senza pensare a domani, a prenderci l'oggi, nel lavoro, nella vita, nell'amore, nel sesso. L'oggi perchè abbiamo paura, paura che domani non ci sarà, nella vita, paura che domani possa succedere di non desiderarci più, nel sesso, di guardarci e non riconoscerci più, nell'amore, di sentire che tutto è fallito, finito, nel lavoro. Paura oggi più di ieri perchè i  nostri coetanei muoiono ogni giorno, perchè viviamo in un mondo infetto e infettato di tutto, ma questo si dice sottovoce o non si dice. Le nuove generazioni sanno tutto prima di noi soprattutto sui rapporti, hanno bruciato tutte le tappe, sanno già che prima o poi tutti gli amori finiscono, sanno già che prima o poi ci si farà irrimediabilmente male. Non hanno i nostri sogni, le nostre illusioni ma non hanno nemmeno le nostre passioni se non per un momento, un attimo, un istante in cui sembrano più vivi di quanto noi siamo mai stati. E' così che sei tu, tu che hai solo 25 anni e sembri un uomo navigato, tu che hai occhi profondi come pozzi, che sei bello come Keanu Revees quando aveva la tua età, tu che senza che io possa farci nulla mi tieni ferma e metti la tua bocca dentro la mia. Tu che sai cosa fare per accendere il desiderio che ti porterà ciò che vuoi, tu che sai come prenderti tutto e si sente, tu che hai meno anni di mio fratello, tu che all'improvviso irrazionalemte diventi una tentazione, un pensiero, un desiderio che mi lascia sgomenta, sgomenta e immobile. Resto ferma sulla soglia del tempo perchè sono passati 15 anni da quando non ho un ragazzo di 25 e non so davvero come tornare indietro, sono come abbagliata davanti ad uno Stargate e non so come dirtelo perchè non riesco a sottrarmi alla tua malia. E anche se non vivo più nel paradiso terrestre ti vedo come una splendida mela che non tocca a me mordere perchè mi sembrerebbe di rubare qualcosa dal tuo presente e dal tuo futuro, qualcosa che non è giusto mi appartenga ancora, qualcosa che appartiene ad altre ormai. Ma quando mi allontano e tu sorridi, quando ti volti indietro a guardarmi con quegli occhi carichi di mondo e di vita, mi sento improvvisamente piena di sole e calore e sangue e cielo e acqua di mare e penso che si, hai ragione tu, su tutto. Hai ragione anche su quello che non dici e vorrei cantarti anch'io l'inno della vostra giovinezza, cantartelo da dentro quel dolore della perdita che come noi vivete anche voi, gridarti va bene: amami senza domani, come la terra la pioggia d'estate, amami senza domani senza farsi del male, amami adesso poi domani chissà....

martedì 2 luglio 2013

Domani torno a #casa.

Domani torno a casa, adesso è tardi e siamo stanche. Io e la mia compagna di viaggio non abbiamo la forza di metterci in cammino, guidare per affrontare la strada, la notte e i fantasmi portati dalle canzoni  che ascoltiamo e riascoltiamo. La mia Tabata intanto, a casa nostra, tiene il conto dei giorni in una maniera che noi umani non sapremo mai di loro, sa così, che domani tornerò e starà già preparando la sua controffensiva. Le manco, e dopo le prime effusioni e i saluti amorosi me la farà pagare, lo so, lei è fatta così. E' giusta per me del resto, fa parte di un gioco del destino, quello che mi fa pagare sempre tutto, le cose buone buone e le cattive, le vittorie e le sconfitte. La notte poi si sa tutto sembra più vero, anche quello che vero non è, tutto torna reale, meglio dormire, lasciarsi vincere dalla stanchezza e provare a riposare i pensieri. Tornare a casa è il desiderio di un attimo mentre stai vivendo qualcosa, mentre stai lavorando, o cantando, o guidando, perchè tornare a delle braccia amate e conosciute significa anche quello, ritornare finalmente a casa. Ci sono minestre, piatti, che cuciniamo di giorno perchè la sera riscaldati ci piacciono di più, hanno un sapore diverso forse, ma più intenso, più intriso di tutto quello di cui sono fatti, hanno un sapore più vero. Allo stesso modo preferiamo braccia conosciute e amate a braccia nuove che di noi non sanno niente e niente troppo spesso vogliono sapere. Il solo ricordo spesso ci conforta, ci anima, ci fa tornare a sperare, sentire la vita quando siamo soli. E vorremmo poter dire anche solo per un giorno, anche solo per un sogno, anche solo per un'ora e mai più, un minuto e mai più, un momento e mai più, si, domani torno a casa.