giovedì 30 maggio 2013

Il sesso onirico.

I sogni erotici sono appaganti. Capita infatti che il sesso sognato sia migliore di quello vissuto, vuoi perchè in genere sogni di fare sesso quando non ne fai molto nella realtà, vuoi perchè la censura nei sogni è praticamente inesistente, vuoi perchè spesso sogni uomini che nella vita reale non sarebbe possibile avere. Meglio darsi delle regole quando si tratta solo di sesso, meglio darsi delle regole sempre. Non credo che in amore e in guerra tutto sia lecito, la considero la patetica giustificazione di quelli che in nome dell'amore commettono le peggiori nefandezze. Ma nella dimensione onirica, nostro malgrado, possiamo vivere chiunque e qualunque cosa. Scopriamo desideri che non sapevamo di avere, facciamo l'amore con uomini che non ci eravamo accorte di desiderare, o con quelli che invece desideriamo ma censuriamo, o con quegli uomini che abbiamo perduto e che ci stordivano i sensi. Il risveglio non è soltanto piacevole, io personalmente mi stiracchio come quella stupida di Rossella O'Hara dopo la famosa movimentata notte con Rhett Butler, ma ci lascia addosso una sensazione di appagata pienezza per tutta la giornata .

venerdì 24 maggio 2013

La morte degli altri.

Quelli che vivono vicino a noi non dovrebbero mai morire, mai, nemmeno quelli che conosciamo di sfuggita, nemmeno quelli che conosciamo solo di vista. Piombiamo improvvisamente in una dimensione umana estranea a questa nostra cultura che ha rimosso l'idea della morte. Ogni morte vicina o conosciuta  ci catapulta nella realtà dove il mito della giovinezza eterna non esclude più la fine di questo viaggio. Improvvisamente ricordiamo che la nostra cittadinanza non è di questo mondo e che prima o poi saremo espulsi dall'unica vita che conosciamo, dall'unico mondo che sappiamo. Quando muore qualcuno vicino a noi, qualcuno che abbiamo anche solo salutato, o a cui abbiamo solo stretto la mano o parlato qualche volta,  qualcuno di cui ricordiamo il sorriso dolce magari, il colore dei capelli, degli occhi, proviamo dolore, sgomento, come se si trattasse di un evento contronatura, ingiusto, sempre. Ci commuoviamo fino alle lacrime durante l'ultimo saluto, scrutiamo con curiosità i volti sfigurati dal dolore di quelli che lo amavano, che vivevano con lui, le nostre gambe si fanno improvvisamente deboli. La verità però è che non piangiamo per il ricordo di quegli occhi, di quei capelli, di quel sorriso, non piangiamo solo perchè la morte implica una separazione eterna in cui mai più ci rivedremo, mai più ci toccheremo, non piangiamo solo quella morte, quell'amore, quell'affetto, o solo quella simpatia che provavamo, la verità è che chiunque muoia, noi piangiamo la nostra morte. L'empatia per il dolore altrui nasce dal pensiero del dolore che proveremmo noi se ci trovassimo nella medesima situazione. Proviamo ad immaginare quale sarebbe il nostro dolore se ci trovassimo improvvisamente di fronte alla perdita di nostro  padre, di nostro fratello, di nostra madre, di fronte al non sapere se sapremmo imparare a vivere in un mondo dove quelli che amiamo non ci sono più. Piangiamo perchè non accettiamo il morire nè il nostro nè quello di chi amiamo nè quello di quelli che conosciamo. Piangiamo perchè sentiamo che la morte di qualsiasi altro è sempre preferibile alla nostra, piangiamo la nosta fragilità, la nostra debolezza, la nostra impotenza rispetto ai disegni più grandi che non possiamo controllare. Piangiamo perchè in realtà qualunque sia la nostra vita, il nostro destino, qualunque siano state e siano le nostre sofferenze, chiunque ci rimanga o chiunque possiamo aver perduto, non vorremmo mai morire, se soltanto potessimo scegliere, sceglieremmo di  vivere per sempre.

mercoledì 22 maggio 2013

#Scrivo...

Scrivo molto in questo periodo, scrivo come non mi succedeva da molti anni. Faccio l'editing ad un mio libro scritto diversi anni fa ed è come leggere e correggere la vita di qualcun altro. Quando ti leggi da lettore e dopo tanto tempo, molte cose non ti appartengono più, spesso non sono più tue subito dopo che le hai messe su carta a dire il vero. Quando però  il tempo è passato davvero, ti accorgi che il ritmo della tua scrittura era diverso perchè era diverso il tuo respiro, e quando lo avverti più serrato era perchè vivevi trattenendo il fiato, e questo comportava un affaticamento non da poco. Solo pochi anni fa eri comunque più giovane, lo era la tua vita, lo era il tuo cuore, lo erano i tuoi occhi. Scrivo adesso più di ieri ,scrivo di giorno, scrivo molto di notte  e quando non è ancora l'alba: l'aurora mi riappacifica con me stessa e con tutti i paesi del mio mondo. Quando scrivo è come se scrivesse tutto intorno a me, scrive tutta la casa, tutto diventa scrittura, il divano che profuma di pelle, le librerie stracolme, gli angeli sulle mensole, i quadri appesi alle pareti, il letto disfatto, la scrittura è ovunque. Scrivere è un'esperienza di solitudine, di solitudine e silenzio. Sei solo con la tua pagina bianca, i tuoi tasti, e quel libro che aspetta di essere scritto e che è già dentro di te, urge, pulsa sotto la tua pelle riempiendo di vita tutta la tua vita, non ti puoi sottrarre anche se non hai idea di cosa scriverai, ti porti dentro un non ancora nato e anche questo ti fa sentire madre.

domenica 19 maggio 2013

Si..#viaggiare.

Viaggiare per lavoro è una di quelle cose che proprio non avevo contemplato per la mia vita. Sono abitudinaria, sedentaria anche, se potessi passerei la mia vita a leggere, scrivere, guardare del buon cinema e la tv che mi piace. Esco di casa quando  mi stanco di vivere soprattutto la vita degli altri, e solo per vedere le persone di cui non posso fare a meno, di cui amo la compagnia, e se proprio non ce la faccio, li invito qui, nel mio mondo sul tetto ad un passo dal cielo.  Quando parto per viaggi brevi, vado via col cuore pesante perchè sono costretta a lasciare la mia Tabata a casa da sola, magari lei si prende una vacanza da me compagna apprensiva, ma io detesto dovermi separare da lei, e anche se un caro amico viene a controllarla ogni giorno, io vorrei almeno poterle telefonare. Andare incontro ad altri mondi, ad altre vite, altre terre, è qualcosa che inizialmente mi mette sempre un pò di paura o non so cosa, poi, qualunque cosa sia, passa, forse perchè il mondo mi accoglie sempre come se fosse stato lì ad aspettarmi. E io, dove sono stata io mentre il mondo mi aspettava? Chi, che cosa, lascio che mi aspetti ancora? Me lo chiedo con le valigie piene di casa, di vita lontana, me lo chiedo ogni volta che le disfo in ogni camera d'albergo. Non amo le stanze d'albergo, non mi sembrano mai abbastanza pulite, accoglienti, le sento sempre piene di passaggi di altra gente che non conosco, che non so, di altri amori, magari anche solo ad ore, di segreti o del piacere della distanza. Le stanze d'albergo mi ricordano la transitorietà. Mi ricordano  la madre di quella paura che a momenti mi  attanaglia la gola, quella dell'eternità del dopo di me, di noi. Mi ricordano che tutti gli esseri umani pensanti vivono imparando a gestire questa paura sin dal momento in cui ne acquistano consapevolezza, sin dal momento in cui, in genere da adolescenti qualcosa intacca il nostro sentirci Dei immortali, facendo affiorare in noi quella realtà della vita che ci grida che anche per noi un giorno finirà,tutto, per sempre. Ed ecco che diventiamo  di passaggio ovunque, nelle vite di quelli che amiamo o abbiamo amato, di amici che avevamo scelto per camminare con noi, nelle vite di tutti gli altri insomma e loro nelle nostre. Diventiamo di passaggio nel lavoro anche, nei luoghi, nelle case , di passaggio nei cuori, nei letti, nei pensieri, di passaggio ovunque, e in tutto questo andare e venire e tornare, gli insostituibili sono davvero pochissimi, e tuttavia, impariamo, continuiamo a vivere anche senza di loro.

mercoledì 15 maggio 2013

La tua mano nelle mie mani.

Mentre guidi mi cerchi la mano. Viaggiamo così, sulla strada, di notte, con te che mi prendi la mano e la tieni nella tua, e mentre sui sedili dietro gli altri parlano, noi ascoltiamo solo il contatto del nostro stringerci e il calore che ne deriva. Sento, so, che anche tu stai vedendo dentro di te la stessa cosa che vedo io, sento, so, che stai sentendo anche tu  quel qualcosa che ci attraversa il cuore. Viaggiamo così, sulle strade della notte, con l'alba che ci viene incontro e la tua mano sempre stretta nella mia. In quella stretta che mi accarezza le dita sento insieme al calore il vigore di tutto il tuo corpo, penso ai nostri incontri ,alla forza che ne deriva mentre avvinghiati  ci spingiamo l'uno dentro l'altro stringendoci forte le mani come in un combattimento, una lotta in cui a vincere è qualcosa che si serve dei nostri corpi per gridare il suo bisogno di vivere, esistere, oltre ogni cosa visibile e invisibile. E ripenso ai tuoi occhi dentro i miei e non so misurare quanto a fondo riescano a penetrarmi, mi trafiggono in maniera indelebile, senza scampo, immobilizzandomi per istanti che sembrano eterni, per istanti che mi sembrano l'eterno, per istanti che mi sembrano l'unica cosa per cui valga davvero la pena vivere. Ti porti la mia mano alla bocca e mentre la sfiori con le tue labbra, sorrido risentendo l'eco delle nostre risate. Mi rivedo con le braccia attorno al tuo collo in quella piscina idromassaggio, ti rivedo con il bicchiere in mano mentre il tuo braccio, scuro, forte, non mi permette di allontanarmi, mai, neanche quando vorrei nuotare, neanche quando siamo lontani nella realtà della vita. Mentre guidi ogni tanto mi guardi senza mai lasciarmi la mano,e in quello sguardo ci sono tutti gli anni in cui ci siamo inseguiti, sfuggiti, raggiunti e mai persi, ci sono tutti gli anni in cui ci siamo detti sempre e solo si, ogni volta. La vita capricciosa ci mette su binari diversi mentre noi ignari troviamo sempre il modo per saltarli e incontrarci  e scoprire di avere fatto tanta strada, ciecamente, inconsapevolmente, ingenuamente, tanta di quella strada solo per arrivare fino a lì, a quel punto, a quel momento, a quel giorno, in quel luogo dove ci siamo incontrati e subito riconosciuti. E quando ci si riconosce in un mondo di estranei che vivono intorno a noi, vicino a noi, con noi troppo spesso, lasciarsi, perdersi e morire anche un giorno, senza sapere più nulla di quella parte di noi che avevamo ritrovato, diventa disumano, impossibile, non si può lasciare che succeda. Viviamo per un attimo, e in quell'attimo tu mi stringi la mano mentre io sento che una mano non basta più e avvicino anche l'altra. Adesso tengo stretta la tua con tutte e due le mie mani, per tutto il viaggio, mentre la strada e l'alba ci avvolgono, e so che sto accarezzando il tuo cuore mentre dolcemente mi sdraio sul mio.

Anima e Corpo


martedì 14 maggio 2013

E non è ancora l'alba

Sono qui nella mia nuova casa da più di una settimana ormai e ancora non dormo bene. Di giorno quando mi sdraio sul letto con lo sguardo rivolto alla finestra è come se fossi in aereo,vedo solo nuvole, un mare in movimento, un cielo infinito. Di notte le luci della città sotto di me, davanti a me, cosi lontana e così vicina, mi fanno scivolare in una strana malia a cui ancora non riesco ad abituarmi ne a dare un nome. Mi addormento ancora ripensando alla porta di casa e di vita che mi sono chiusa alle spalle, senza rimpianto,eppure era stata la mia prima casa da sola, e la mia prima casa con un uomo poi. Sensazioni dolci e amare, gioie e dolori, libertà e prigionia, ma vita, la mia. Mi sveglio agitata da sogni confusi, sogni in cui però non c'è più la paura, sento che anche Tabata è irrequieta, non si è ancora ambientata del tutto nemmeno lei. Si è legata a me molto di più di quanto lo fosse prima, mi sta più vicina ,sul divano ,sul letto, mi abbraccia con le sue zampette,e quando mi sveglio si sveglia anche lei. Si alza prima di me e si aggira per la casa, si ferma davanti alla portafinestra che da sul terrazzo e guarda incredula tutta la città sotto di lei, come se ne fosse l'imperatrice. A volte si gira a cercarmi, mi guarda, mi invita vicino a lei. Dal momento che ancora il tempo non lo permette, guardiamo da dietro un vetro la città, la nostra vita anche, sentendoci l'una parte dell'altra, mute, immobili. Ho capito che è lei a vegliare su di me e non il contrario, io mi prendo solo cura di lei. L'ho capito qualche tempo fa quando svegliandomi in piena notte ho aperto gli occhi e l'ho vista accanto a me, sembrava una sfinge solitaria e silenziosa. Era sveglia,immobile, mi dava le spalle come fa spesso, e fissava un punto che solo lei vedeva. Ho sorriso, non l'ho sfiorata, so che non le piace, si scosta se lo faccio quando non è lei a chiederlo, e mi sono riaddormentata con addosso uan sensazione di tranquillità, come chi si sente al sicuro.Allora ho capito che  Tabata è un angelo a forma di gatto, è stata lei a bussare alla mia porta, lei a chiedere di vivere con me, è lei che decide quando baciarmi e farsi accarezzare, si comporta come se la madre fosse lei e io la figlia. Mi sgrida, si offende, pretende rispetto, ma sta sempre accanto a me, veglia su di me da vicino e da lontano anche temo. Quando dormo o lei pensa che io stia dormendo e non me ne accorga, è allora che piano, leggera come se fosse alata si mette accanto a me e sorveglia, protegge il mio sonno. Adesso più di ieri abbiamo bisogno l'una dell'altra. Un suono ci distoglie dai nostri pensieri, è il mio telefono, arrivano dei messaggi, sei tu che non riesci a dormire, che mi scrivi d'amore e d'insonnia ,di bisogno e desiderio,di volontà e destino, tu ancora, dopo tutti questi anni, dopo tutta questa  vita. Io non rispondo, mi guardo intorno, non è buio e non è luce, e dentro e fuori di me e la mia casa sul tetto, sento presenze, fantasmi, e passato, e futuro che mi aspetta, sento amore, e dolore e sentimenti provati e da provare,vissuti e ancora da vivere. Sento come se stessi ripercorrendo una strada, una vita già vissuta, mi capita a volte, ma ci sono sensazioni che sento solo in questa luce, che sento sempre e solo quando ancora non è nemmeno l'alba.

Il sogno


domenica 12 maggio 2013

Sposerò #Claudio #Baglioni.

Nei miei sogni di ragazza mai cresciuta, sposerò ancora e sempre, quell'uomo che suo malgrado ha contribuito a quella che è stata la mia educazione sentimentale, certo rovinandola magari, dal momento che l'impatto con la realtà è stato durissimo! Nei miei sogni di ragazza senza ancora nemmeno una ruga di dolore intorno agli occhi e alla bocca, sposerò ancora e sempre quell'uomo la cui voce ascoltavo già da bambina che ancora non sapeva scrivere. Sposerò quell'uomo che ancora ascolto in silenzio, in solitudine anche in mezzo agli altri, lasciandomi penetrare da ogni singola parola, andando oltre ogni riga, oltre ogni suono. Sposerò quell'uomo che ho visto crescere con me, quel ragazzo coi capelli bianchi e lo sguardo ancora smarrito a volte, quell'uomo consapevole fatto e finito, eppure illuminato a momenti da un sorriso da ragazzo, pulito, giovane, denso di vita,amore, speranza, gioia. Sposerò quella percezione del mondo, delle cose, che tanto appartiene anche a me, quell'eleganza discreta e anche quella sua megalomania tipica dei più grandi, certo anch'io come si può notare penso sempre e solo in grande! Quanti cantanti, stilisti, registi, attori italiani ed internazionali hanno sposato quelle che erano delle loro ammiratrici? Queste donne hanno sposato il loro sogno, e se è vero che quando gli Dei vogliono punirci realizzano i nostri desiderii, beh io purtroppo non sono stata punita, e ho bruciato tutte le mie carte incontrandolo. Signor Baglioni buonasera e null'altro seppi dire colpita da quella paralisi della lingua di cui parla Saffo, diventai rossa fino al midollo, dentro e fuori incendiata, intanto che uno sconosciuto formicolio al naso mi proiettava nel surreale.Non dimenticherò mai quella sensazione, è impressa nella memoria del mio corpo. Ho percorso chilometri e chilometri, in macchina, in aereo, in treno per lui che è sempre stato l'uomo di un'altra, un'altra che non era nemmeno una sua fan, e con molta probabilità continuerò a farlo, ma soprattutto continuerò a  volare su quell'isola di sole che lui ha fatto suo rifugio, isola incantata e incantatrice che ha stregato anche me. Si, nei miei sogni di ragazza mai cresciuta, io che non mi sono mai sposata, io che ho collezionato attimi di eterno che non ci sono più, io che non sono mai andata oltre i mille giorni di me sempre con un altro che non era lui, io che avrei voluto essere la sua Signora delle ore scure, si io, sposerò sempre e solo Claudio Baglioni.

martedì 7 maggio 2013

La casa sul tetto che scotta

Ed eccomi qui, finalmente nella mia nuova casa, su un tetto, come una gatta in compagnia di un'altra gatta . Io e Tabata ci aggiriamo un pò spaesate, sembriamo ubriache, di fatica , novità, di luce e città. Mi guardo intorno pensando che mentre io vivevo altrove, qualcuno a sua e mia insaputa lavorava per costruire per sé un nido pieno di dettagli che tanto piacciono anche a me. Sentivo questa casa piena anche quando era vuota, l'ho sentita mia ancor prima di vederla, si avvertiva ancora come intrappolato dentro, il piacere delle piccole gioie della vita di cui anch'io mi nutro. E così, come ogni essere umano ho traslocato tutta la mia vita da una casa all'altra e adesso appesi alle pareti ci sono i quadri che io stesso ho dipinto, ovunque gli oggetti che porto sempre con me e che resistono a tutte le scremature del passato, per terra i miei tappeti. Tutto comincia ad impregnarsi dei miei odori, dei miei colori, dei sapori che amo. Sto colonizzando quella che è stata la casa di un'altra vita, dolcemente, integrando con la mia, l'idea del bello di qualcuno che nemmeno conoscevo. La vista sulla città è a perdita d'occhio, di giorno incantate usciamo sul terrazzo come si entra in un tempio antico e ci lasciamo invadere dal calore, gatte su un tetto che scotta come la mia vita. Di sera le luci della città mi inondano la mente e gli occhi e i pensieri , allora, cerco di guardare più lontano possibile, oltre tutto, mi sporgo sul futuro buttando giù il passato, così, l'unico pensiero che mi viene in mente rientrando in casa è : peccato che non fumo più, peccato davvero.

sabato 4 maggio 2013

Dietro un #vetro.

Nei miei ricordi di bambina mi rivedo seduta ad un tavolo già immersa nei miei libri e disegni e colori e  silenzio, un silenzio emotivo, affettivo, in cui inventavo delle storie. Erano storie di bambine, di donne amate e di ragazze sfortunate prima, a cui la vita  regalava dopo, quella felicità che io vedevo sempre legata all'amore. Favole. Inventavo favole. Le scrivevo, le illustravo, le davo da leggere a quella che è ancora l'amica del mio cuore, ma soprattutto le raccontavo della mia vita felice. Ero una bambina bugiarda. Bugiarda per dolore, delusione, rammarico. Bugiarda per abbandono. Mia madre mi dava sempre le spalle, stava dietro un vetro, alla finestra, guardava il mondo fuori come se fosse in prigione, in trappola, e lo era. Io le stavo sempre attaccata, silenziosamente aggrappata a quelle sue spalle,  l'amavo, nonostante tutto, e con tutta me stessa, la sentivo, già, la capivo. Aveva sognato per sé una vita che non era arrivata, ero arrivata io però in compenso, e lei, lei era davvero troppo giovane per amarmi, e tutto questo ci ha separate per sempre in una maniera che non saprei dire. Adesso, io che di figli non ne ho avuti, quando vedo Tabata, la mia gatta, seduta sul davanzale di una finestra chiusa, intenta a guardare il mondo fuori, dall'alto, da dietro un vetro, anche lei, come una principessa triste da una torre, sento una fitta al cuore, di dolore, mentre un nodo mi serra la gola e mi inumidisce gli occhi. Ho paura che lei possa sentire lo stesso senso di abbandono che sentivo io, ho paura che non si senta amata, accudita, ho paura che abbia nostalgia del mondo fuori, che sogni un'altra vita lontano da me, anche lei, ho paura che possa sentirsi desolatamente sola.

mercoledì 1 maggio 2013

#Uno.

Ho comprato un solo comodino da mettere accanto al mio nuovo letto e su quel comodino una sola lampada. Nella casa che sto tirando su da sola in un mondo che continua a girare a coppie, compro tutto a uno. Ho un solo lavandino nel mio bagno, un solo accappatoio, un solo spazzolino al suo posto, una sola spugna nella doccia e un rasoio tutto per me. Ho comprato piatti nuovi e bicchieri ma prendo tutto quello che mi piace a quattro o a sei pezzi, per gli amici, quando verranno, anche se a tavola tutte le sere ci sarà un solo servizio, uno, per me. Ho un solo tappeto da una parte del letto, un armadio, uno scrittoio, senza accorgermene ho comprato persino un completo da colazione a uno! L'unico spazio oltre il mio che mi premuro di organizzare è quello per la mia sofisticata gatta, sofisticata ed esigente. La mia Tabata, tutto a uno anche per lei. Ho una casetta su un tetto quasi pronta per noi due e sorrido nell'accorgermi che ho anche una sola pianta su un grande terrazzo ma soltanto perchè ci sono molto affezionata, non mi piacciono le piante. E infine, giù, al portone, sul citofono, in alto su tanti doppi, un solo nome, il mio.