I sogni erotici sono appaganti. Capita
infatti che il sesso sognato sia migliore di quello vissuto, vuoi perchè in genere sogni di fare
sesso quando non ne fai molto nella realtà, vuoi perchè la censura
nei sogni è praticamente inesistente, vuoi perchè spesso sogni
uomini che nella vita reale non sarebbe possibile avere. Meglio darsi
delle regole quando si tratta solo di sesso, meglio darsi delle regole
sempre. Non credo che in amore e in guerra tutto sia lecito, la
considero la patetica giustificazione di quelli che in nome
dell'amore commettono le peggiori nefandezze. Ma nella dimensione
onirica, nostro malgrado, possiamo vivere chiunque e qualunque cosa.
Scopriamo desideri che non sapevamo di avere, facciamo l'amore con
uomini che non ci eravamo accorte di desiderare, o con quelli che invece desideriamo ma censuriamo, o con quegli uomini che abbiamo perduto e che ci stordivano i sensi. Il risveglio non è soltanto piacevole, io
personalmente mi stiracchio come quella stupida di Rossella O'Hara
dopo la famosa movimentata notte con Rhett Butler, ma ci lascia addosso una
sensazione di appagata pienezza per tutta la giornata .
giovedì 30 maggio 2013
lunedì 27 maggio 2013
venerdì 24 maggio 2013
La morte degli altri.
Quelli che vivono vicino a noi non dovrebbero mai morire, mai, nemmeno quelli che conosciamo di sfuggita, nemmeno quelli che conosciamo solo di vista. Piombiamo improvvisamente in una dimensione umana estranea a questa nostra cultura che ha rimosso l'idea della morte. Ogni morte vicina o conosciuta ci catapulta nella realtà dove il mito della giovinezza eterna non esclude più la fine di questo viaggio. Improvvisamente ricordiamo che la nostra cittadinanza non è di questo mondo e che prima o poi saremo espulsi dall'unica vita che conosciamo, dall'unico mondo che sappiamo. Quando muore qualcuno vicino a noi, qualcuno che abbiamo anche solo salutato, o a cui abbiamo solo stretto la mano o parlato qualche volta, qualcuno di cui ricordiamo il sorriso dolce magari, il colore dei capelli, degli occhi, proviamo dolore, sgomento, come se si trattasse di un evento contronatura, ingiusto, sempre. Ci commuoviamo fino alle lacrime durante l'ultimo saluto, scrutiamo con curiosità i volti sfigurati dal dolore di quelli che lo amavano, che vivevano con lui, le nostre gambe si fanno improvvisamente deboli. La verità però è che non piangiamo per il ricordo di quegli occhi, di quei capelli, di quel sorriso, non piangiamo solo perchè la morte implica una separazione eterna in cui mai più ci rivedremo, mai più ci toccheremo, non piangiamo solo quella morte, quell'amore, quell'affetto, o solo quella simpatia che provavamo, la verità è che chiunque muoia, noi piangiamo la nostra morte. L'empatia per il dolore altrui nasce dal pensiero del dolore che proveremmo noi se ci trovassimo nella medesima situazione. Proviamo ad immaginare quale sarebbe il nostro dolore se ci trovassimo improvvisamente di fronte alla perdita di nostro padre, di nostro fratello, di nostra madre, di fronte al non sapere se sapremmo imparare a vivere in un mondo dove quelli che amiamo non ci sono più. Piangiamo perchè non accettiamo il morire nè il nostro nè quello di chi amiamo nè quello di quelli che conosciamo. Piangiamo perchè sentiamo che la morte di qualsiasi altro è sempre preferibile alla nostra, piangiamo la nosta fragilità, la nostra debolezza, la nostra impotenza rispetto ai disegni più grandi che non possiamo controllare. Piangiamo perchè in realtà qualunque sia la nostra vita, il nostro destino, qualunque siano state e siano le nostre sofferenze, chiunque ci rimanga o chiunque possiamo aver perduto, non vorremmo mai morire, se soltanto potessimo scegliere, sceglieremmo di vivere per sempre.
mercoledì 22 maggio 2013
#Scrivo...
Scrivo molto in questo periodo, scrivo come non
mi succedeva da molti anni. Faccio l'editing ad un mio libro scritto
diversi anni fa ed è come leggere e correggere la vita di qualcun
altro. Quando ti leggi da lettore e dopo tanto tempo, molte cose non
ti appartengono più, spesso non sono più tue subito dopo che le hai
messe su carta a dire il vero. Quando però il tempo è passato davvero, ti accorgi
che il ritmo della tua scrittura era diverso perchè era diverso il
tuo respiro, e quando lo avverti più serrato era perchè vivevi
trattenendo il fiato, e questo comportava un affaticamento non da
poco. Solo pochi anni fa eri comunque più giovane, lo era la tua
vita, lo era il tuo cuore, lo erano i tuoi occhi. Scrivo adesso più
di ieri ,scrivo di giorno, scrivo molto di notte e quando non è
ancora l'alba: l'aurora mi riappacifica con me stessa e con tutti i paesi del mio mondo.
Quando scrivo è come se scrivesse tutto intorno a me, scrive tutta la
casa, tutto diventa scrittura, il divano che profuma di pelle, le librerie
stracolme, gli angeli sulle mensole, i quadri appesi alle pareti, il
letto disfatto, la scrittura è ovunque. Scrivere è un'esperienza di
solitudine, di solitudine e silenzio. Sei solo con la tua pagina
bianca, i tuoi tasti, e quel libro che aspetta di essere scritto e che è
già dentro di te, urge, pulsa sotto la tua pelle riempiendo di vita tutta
la tua vita, non ti puoi sottrarre anche se non hai idea di cosa
scriverai, ti porti dentro un non ancora nato e anche questo ti fa
sentire madre.
domenica 19 maggio 2013
Si..#viaggiare.
Viaggiare per lavoro è una di quelle cose che proprio non avevo contemplato per la mia vita. Sono abitudinaria, sedentaria anche, se potessi passerei la mia vita a leggere, scrivere, guardare del buon cinema e la tv che mi piace. Esco di casa quando mi stanco di vivere soprattutto la vita degli altri, e solo per vedere le persone di cui non posso fare a meno, di cui amo la compagnia, e se proprio non ce la faccio, li invito qui, nel mio mondo sul tetto ad un passo dal cielo. Quando parto per viaggi brevi, vado via col cuore pesante perchè sono costretta a lasciare la mia Tabata a casa da sola, magari lei si prende una vacanza da me compagna apprensiva, ma io detesto dovermi separare da lei, e anche se un caro amico viene a controllarla ogni giorno, io vorrei almeno poterle telefonare. Andare incontro ad altri mondi, ad altre vite, altre terre, è qualcosa che inizialmente mi mette sempre un pò di paura o non so cosa, poi, qualunque cosa sia, passa, forse perchè il mondo mi accoglie sempre come se fosse stato lì ad aspettarmi. E io, dove sono stata io mentre il mondo mi aspettava? Chi, che cosa, lascio che mi aspetti ancora? Me lo chiedo con le valigie piene di casa, di vita lontana, me lo chiedo ogni volta che le disfo in ogni camera d'albergo. Non amo le stanze d'albergo, non mi sembrano mai abbastanza pulite, accoglienti, le sento sempre piene di passaggi di altra gente che non conosco, che non so, di altri amori, magari anche solo ad ore, di segreti o del piacere della distanza. Le stanze d'albergo mi ricordano la transitorietà. Mi ricordano la madre di quella paura che a momenti mi attanaglia la gola, quella dell'eternità del dopo di me, di noi. Mi ricordano che tutti gli esseri umani pensanti vivono imparando a gestire questa paura sin dal momento in cui ne acquistano consapevolezza, sin dal momento in cui, in genere da adolescenti qualcosa intacca il nostro sentirci Dei immortali, facendo affiorare in noi quella realtà della vita che ci grida che anche per noi un giorno finirà,tutto, per sempre. Ed ecco che diventiamo di passaggio ovunque, nelle vite di quelli che amiamo o abbiamo amato, di amici che avevamo scelto per camminare con noi, nelle vite di tutti gli altri insomma e loro nelle nostre. Diventiamo di passaggio nel lavoro anche, nei luoghi, nelle case , di passaggio nei cuori, nei letti, nei pensieri, di passaggio ovunque, e in tutto questo andare e venire e tornare, gli insostituibili sono davvero pochissimi, e tuttavia, impariamo, continuiamo a vivere anche senza di loro.
giovedì 16 maggio 2013
mercoledì 15 maggio 2013
La tua mano nelle mie mani.
Mentre guidi mi cerchi la mano.
Viaggiamo così, sulla strada, di notte, con te che mi prendi la mano e
la tieni nella tua, e mentre sui sedili dietro gli altri parlano, noi ascoltiamo
solo il contatto del nostro stringerci e il calore che ne deriva.
Sento, so, che anche tu stai vedendo dentro di te la stessa cosa che
vedo io, sento, so, che stai sentendo anche tu quel qualcosa
che ci attraversa il cuore. Viaggiamo così, sulle strade della notte,
con l'alba che ci viene incontro e la tua mano sempre stretta nella
mia. In quella stretta che mi accarezza le dita sento insieme al calore il vigore di
tutto il tuo corpo, penso ai nostri incontri ,alla forza che ne
deriva mentre avvinghiati ci spingiamo l'uno dentro l'altro stringendoci
forte le mani come in un combattimento, una lotta in cui a vincere è
qualcosa che si serve dei nostri corpi per gridare il suo bisogno di
vivere, esistere, oltre ogni cosa visibile e invisibile. E ripenso ai tuoi occhi dentro i miei e non so
misurare quanto a fondo riescano a penetrarmi, mi trafiggono in
maniera indelebile, senza scampo, immobilizzandomi per istanti che sembrano eterni, per istanti che mi sembrano l'eterno, per istanti
che mi sembrano l'unica cosa per cui valga davvero la pena vivere. Ti
porti la mia mano alla bocca e mentre la sfiori con le tue labbra,
sorrido risentendo l'eco delle nostre risate. Mi rivedo con le braccia attorno al tuo collo in quella
piscina idromassaggio, ti rivedo con il bicchiere in mano mentre il tuo
braccio, scuro, forte, non mi permette di allontanarmi, mai, neanche
quando vorrei nuotare, neanche quando siamo lontani nella realtà della vita. Mentre guidi ogni tanto mi guardi senza
mai lasciarmi la mano,e in quello sguardo ci sono tutti gli anni in
cui ci siamo inseguiti, sfuggiti, raggiunti e mai persi, ci sono
tutti gli anni in cui ci siamo detti sempre e solo si, ogni volta. La vita
capricciosa ci mette su binari diversi mentre noi ignari troviamo sempre il modo
per saltarli e incontrarci e scoprire di avere fatto
tanta strada, ciecamente, inconsapevolmente, ingenuamente, tanta di quella strada solo per
arrivare fino a lì, a quel punto, a quel momento, a quel giorno, in quel luogo dove ci siamo incontrati e subito
riconosciuti. E quando ci si riconosce in un mondo di estranei che
vivono intorno a noi, vicino a noi, con noi troppo spesso, lasciarsi, perdersi e morire
anche un giorno, senza sapere più nulla di quella parte di noi che
avevamo ritrovato, diventa disumano, impossibile, non si può lasciare che succeda.
Viviamo per un attimo, e in quell'attimo tu mi stringi la mano mentre io sento che una mano non basta più e avvicino
anche l'altra. Adesso tengo stretta la tua con tutte e due le mie mani, per tutto il viaggio, mentre la strada e l'alba ci avvolgono, e so
che sto accarezzando il tuo cuore mentre dolcemente mi sdraio sul
mio.
martedì 14 maggio 2013
E non è ancora l'alba
Sono qui nella mia nuova casa da più
di una settimana ormai e ancora non dormo bene. Di giorno quando mi
sdraio sul letto con lo sguardo rivolto alla finestra è come se
fossi in aereo,vedo solo nuvole, un mare in movimento, un cielo
infinito. Di notte le luci della città sotto di me, davanti a me, cosi
lontana e così vicina, mi fanno scivolare in una strana malia a cui
ancora non riesco ad abituarmi ne a dare un nome. Mi addormento ancora ripensando alla
porta di casa e di vita che mi sono chiusa alle spalle, senza
rimpianto,eppure era stata la mia prima casa da sola, e la mia prima
casa con un uomo poi. Sensazioni dolci e amare, gioie e dolori,
libertà e prigionia, ma vita, la mia. Mi sveglio agitata da sogni
confusi, sogni in cui però non c'è più la paura, sento che anche
Tabata è irrequieta, non si è ancora ambientata del tutto nemmeno
lei. Si è legata a me molto di più di quanto lo fosse prima, mi sta
più vicina ,sul divano ,sul letto, mi abbraccia con le sue
zampette,e quando mi sveglio si sveglia anche lei. Si alza prima di
me e si aggira per la casa, si ferma davanti alla portafinestra che
da sul terrazzo e guarda incredula tutta la città sotto di lei, come
se ne fosse l'imperatrice. A volte si gira a cercarmi, mi guarda, mi
invita vicino a lei. Dal momento che ancora il tempo non lo
permette, guardiamo da dietro un vetro la città, la nostra vita
anche, sentendoci l'una parte dell'altra, mute, immobili. Ho capito
che è lei a vegliare su di me e non il contrario, io mi prendo solo
cura di lei. L'ho capito qualche tempo fa quando svegliandomi in
piena notte ho aperto gli occhi e l'ho vista accanto a me, sembrava
una sfinge solitaria e silenziosa. Era sveglia,immobile, mi dava le
spalle come fa spesso, e fissava un punto che solo lei vedeva. Ho
sorriso, non l'ho sfiorata, so che non le piace, si scosta se lo
faccio quando non è lei a chiederlo, e mi sono riaddormentata con addosso uan sensazione di tranquillità, come chi si sente al sicuro.Allora ho capito che Tabata è un angelo a forma di
gatto, è stata lei a bussare alla mia porta, lei a chiedere di
vivere con me, è lei che decide quando baciarmi e farsi accarezzare,
si comporta come se la madre fosse lei e io la figlia. Mi sgrida, si
offende, pretende rispetto, ma sta sempre accanto a me, veglia su di
me da vicino e da lontano anche temo. Quando dormo o lei pensa che io
stia dormendo e non me ne accorga, è allora che piano, leggera come
se fosse alata si mette accanto a me e sorveglia, protegge il mio
sonno. Adesso più di ieri abbiamo bisogno l'una dell'altra. Un suono
ci distoglie dai nostri pensieri, è il mio telefono, arrivano dei
messaggi, sei tu che non riesci a dormire, che mi scrivi d'amore e
d'insonnia ,di bisogno e desiderio,di volontà e destino, tu ancora, dopo tutti questi anni, dopo tutta questa vita. Io non
rispondo, mi guardo intorno, non è buio e non è luce, e dentro e
fuori di me e la mia casa sul tetto, sento presenze, fantasmi, e passato, e futuro che mi aspetta, sento amore, e dolore
e sentimenti provati e da provare,vissuti e ancora da vivere. Sento
come se stessi ripercorrendo una strada, una vita già vissuta, mi
capita a volte, ma ci sono sensazioni che sento solo in questa luce,
che sento sempre e solo quando ancora non è nemmeno l'alba.
domenica 12 maggio 2013
Sposerò #Claudio #Baglioni.
Nei miei sogni di ragazza mai cresciuta, sposerò
ancora e sempre, quell'uomo che suo malgrado ha contribuito a quella che è stata la mia educazione
sentimentale, certo rovinandola magari, dal momento che l'impatto con la realtà è
stato durissimo! Nei miei sogni di ragazza senza ancora nemmeno una ruga di dolore intorno agli occhi e alla bocca, sposerò ancora e sempre quell'uomo la cui voce ascoltavo già da bambina
che ancora non sapeva scrivere. Sposerò quell'uomo che ancora
ascolto in silenzio, in solitudine anche in mezzo agli altri, lasciandomi penetrare da ogni singola parola,
andando oltre ogni riga, oltre ogni suono. Sposerò quell'uomo che ho
visto crescere con me, quel ragazzo coi capelli bianchi e lo sguardo
ancora smarrito a volte, quell'uomo consapevole fatto e finito, eppure
illuminato a momenti da un sorriso da ragazzo, pulito, giovane, denso
di vita,amore, speranza, gioia. Sposerò quella percezione del mondo, delle cose,
che tanto appartiene anche a me, quell'eleganza discreta e anche
quella sua megalomania tipica dei più grandi, certo anch'io come si può
notare penso sempre e solo in grande! Quanti cantanti, stilisti,
registi, attori italiani ed internazionali hanno sposato quelle che
erano delle loro ammiratrici? Queste donne hanno sposato il loro
sogno, e se è vero che quando gli Dei vogliono punirci realizzano i nostri desiderii, beh io purtroppo non sono stata punita, e ho bruciato tutte le
mie carte incontrandolo. Signor Baglioni buonasera e
null'altro seppi dire colpita da quella paralisi della lingua di cui parla Saffo, diventai
rossa fino al midollo, dentro e fuori incendiata, intanto che uno sconosciuto formicolio al naso mi
proiettava nel surreale.Non dimenticherò mai quella sensazione, è impressa nella memoria del mio corpo. Ho percorso chilometri e chilometri, in
macchina, in aereo, in treno per lui che è sempre stato l'uomo di un'altra, un'altra che non era nemmeno
una sua fan, e con molta probabilità continuerò a farlo, ma soprattutto continuerò a volare su
quell'isola di sole che lui ha fatto suo rifugio, isola incantata e
incantatrice che ha stregato anche me. Si, nei miei sogni di ragazza mai cresciuta, io che non mi sono mai sposata, io che ho collezionato attimi di eterno che non ci sono più, io che non sono mai andata oltre i mille giorni di me sempre con un altro che non era lui, io che avrei voluto essere la sua Signora delle ore scure, si io, sposerò sempre e solo Claudio Baglioni.
venerdì 10 maggio 2013
martedì 7 maggio 2013
La casa sul tetto che scotta
Ed eccomi qui, finalmente nella mia
nuova casa, su un tetto, come una gatta in compagnia di un'altra
gatta . Io e Tabata ci aggiriamo un pò spaesate, sembriamo
ubriache, di fatica , novità, di luce e città. Mi guardo
intorno pensando che mentre io vivevo altrove, qualcuno a sua
e mia insaputa lavorava per costruire per sé un nido pieno di
dettagli che tanto piacciono anche a me. Sentivo questa casa piena anche
quando era vuota, l'ho sentita mia ancor prima di vederla, si avvertiva
ancora come intrappolato dentro, il piacere delle piccole gioie della vita di cui
anch'io mi nutro. E così, come ogni essere umano ho traslocato tutta
la mia vita da una casa all'altra e adesso appesi alle pareti ci
sono i quadri che io stesso ho dipinto, ovunque gli oggetti che porto
sempre con me e che resistono a tutte le scremature del passato, per
terra i miei tappeti. Tutto comincia ad impregnarsi dei miei
odori, dei miei colori, dei sapori che amo. Sto colonizzando quella che
è stata la casa di un'altra vita, dolcemente, integrando con la mia,
l'idea del bello di qualcuno che nemmeno conoscevo. La vista sulla città è a perdita d'occhio, di giorno incantate usciamo sul terrazzo come si entra in un tempio antico e ci lasciamo invadere dal calore, gatte su un tetto che scotta come la mia vita. Di sera le luci della città mi inondano la mente e gli occhi e i pensieri , allora, cerco di guardare più lontano possibile, oltre tutto, mi sporgo sul futuro buttando giù il passato, così, l'unico pensiero che mi viene in mente rientrando in casa è : peccato che non fumo più, peccato davvero.
sabato 4 maggio 2013
Dietro un #vetro.
Nei miei ricordi di bambina mi rivedo
seduta ad un tavolo già immersa nei miei libri e disegni e colori e silenzio, un silenzio emotivo, affettivo, in cui inventavo delle
storie. Erano storie di bambine, di donne amate e di ragazze
sfortunate prima, a cui la vita regalava dopo, quella felicità che io vedevo
sempre legata all'amore. Favole. Inventavo favole. Le scrivevo, le illustravo, le davo da leggere a quella che è ancora l'amica del mio cuore, ma soprattutto
le raccontavo della mia vita felice. Ero una bambina bugiarda.
Bugiarda per dolore, delusione, rammarico. Bugiarda per abbandono.
Mia madre mi dava sempre le spalle, stava dietro un vetro, alla
finestra, guardava il mondo fuori come se fosse in prigione, in
trappola, e lo era. Io le stavo sempre attaccata, silenziosamente aggrappata a quelle sue spalle, l'amavo, nonostante tutto, e con tutta me stessa, la sentivo, già, la capivo. Aveva sognato per sé una vita che non era
arrivata, ero arrivata io però in compenso, e lei, lei era davvero troppo giovane per amarmi, e
tutto questo ci ha separate per sempre in una maniera che non saprei dire. Adesso, io che di figli non ne ho avuti, quando vedo Tabata, la mia
gatta, seduta sul davanzale di una finestra chiusa, intenta a
guardare il mondo fuori, dall'alto, da dietro un vetro, anche lei, come una principessa triste da una
torre, sento una fitta al cuore, di dolore, mentre un nodo mi serra la gola e mi inumidisce gli occhi. Ho paura che lei possa
sentire lo stesso senso di abbandono che sentivo io, ho paura che
non si senta amata, accudita, ho paura che abbia nostalgia del mondo fuori, che sogni un'altra vita lontano da me, anche lei, ho paura che possa sentirsi desolatamente sola.
mercoledì 1 maggio 2013
#Uno.
Ho comprato un solo comodino da mettere accanto al mio nuovo letto e su quel comodino una sola lampada. Nella casa che sto tirando su da sola in un mondo che continua a girare a coppie, compro tutto a uno. Ho un solo lavandino nel mio bagno, un solo accappatoio, un solo spazzolino al suo posto, una sola spugna nella doccia e un rasoio tutto per me. Ho comprato piatti nuovi e bicchieri ma prendo tutto quello che mi piace a quattro o a sei pezzi, per gli amici, quando verranno, anche se a tavola tutte le sere ci sarà un solo servizio, uno, per me. Ho un solo tappeto da una parte del letto, un armadio, uno scrittoio, senza accorgermene ho comprato persino un completo da colazione a uno! L'unico spazio oltre il mio che mi premuro di organizzare è quello per la mia sofisticata gatta, sofisticata ed esigente. La mia Tabata, tutto a uno anche per lei. Ho una casetta su un tetto quasi pronta per noi due e sorrido nell'accorgermi che ho anche una sola pianta su un grande terrazzo ma soltanto perchè ci sono molto affezionata, non mi piacciono le piante. E infine, giù, al portone, sul citofono, in alto su tanti doppi, un solo nome, il mio.
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