Sono qui nella mia nuova casa da più
di una settimana ormai e ancora non dormo bene. Di giorno quando mi
sdraio sul letto con lo sguardo rivolto alla finestra è come se
fossi in aereo,vedo solo nuvole, un mare in movimento, un cielo
infinito. Di notte le luci della città sotto di me, davanti a me, cosi
lontana e così vicina, mi fanno scivolare in una strana malia a cui
ancora non riesco ad abituarmi ne a dare un nome. Mi addormento ancora ripensando alla
porta di casa e di vita che mi sono chiusa alle spalle, senza
rimpianto,eppure era stata la mia prima casa da sola, e la mia prima
casa con un uomo poi. Sensazioni dolci e amare, gioie e dolori,
libertà e prigionia, ma vita, la mia. Mi sveglio agitata da sogni
confusi, sogni in cui però non c'è più la paura, sento che anche
Tabata è irrequieta, non si è ancora ambientata del tutto nemmeno
lei. Si è legata a me molto di più di quanto lo fosse prima, mi sta
più vicina ,sul divano ,sul letto, mi abbraccia con le sue
zampette,e quando mi sveglio si sveglia anche lei. Si alza prima di
me e si aggira per la casa, si ferma davanti alla portafinestra che
da sul terrazzo e guarda incredula tutta la città sotto di lei, come
se ne fosse l'imperatrice. A volte si gira a cercarmi, mi guarda, mi
invita vicino a lei. Dal momento che ancora il tempo non lo
permette, guardiamo da dietro un vetro la città, la nostra vita
anche, sentendoci l'una parte dell'altra, mute, immobili. Ho capito
che è lei a vegliare su di me e non il contrario, io mi prendo solo
cura di lei. L'ho capito qualche tempo fa quando svegliandomi in
piena notte ho aperto gli occhi e l'ho vista accanto a me, sembrava
una sfinge solitaria e silenziosa. Era sveglia,immobile, mi dava le
spalle come fa spesso, e fissava un punto che solo lei vedeva. Ho
sorriso, non l'ho sfiorata, so che non le piace, si scosta se lo
faccio quando non è lei a chiederlo, e mi sono riaddormentata con addosso uan sensazione di tranquillità, come chi si sente al sicuro.Allora ho capito che Tabata è un angelo a forma di
gatto, è stata lei a bussare alla mia porta, lei a chiedere di
vivere con me, è lei che decide quando baciarmi e farsi accarezzare,
si comporta come se la madre fosse lei e io la figlia. Mi sgrida, si
offende, pretende rispetto, ma sta sempre accanto a me, veglia su di
me da vicino e da lontano anche temo. Quando dormo o lei pensa che io
stia dormendo e non me ne accorga, è allora che piano, leggera come
se fosse alata si mette accanto a me e sorveglia, protegge il mio
sonno. Adesso più di ieri abbiamo bisogno l'una dell'altra. Un suono
ci distoglie dai nostri pensieri, è il mio telefono, arrivano dei
messaggi, sei tu che non riesci a dormire, che mi scrivi d'amore e
d'insonnia ,di bisogno e desiderio,di volontà e destino, tu ancora, dopo tutti questi anni, dopo tutta questa vita. Io non
rispondo, mi guardo intorno, non è buio e non è luce, e dentro e
fuori di me e la mia casa sul tetto, sento presenze, fantasmi, e passato, e futuro che mi aspetta, sento amore, e dolore
e sentimenti provati e da provare,vissuti e ancora da vivere. Sento
come se stessi ripercorrendo una strada, una vita già vissuta, mi
capita a volte, ma ci sono sensazioni che sento solo in questa luce,
che sento sempre e solo quando ancora non è nemmeno l'alba.
L'aurora (con le sue voci e le sue immagini) è un grandioso preludio dell'alba.
RispondiEliminaA volte, io, "vorrei svegliare la notte".
Renato