domenica 19 maggio 2013

Si..#viaggiare.

Viaggiare per lavoro è una di quelle cose che proprio non avevo contemplato per la mia vita. Sono abitudinaria, sedentaria anche, se potessi passerei la mia vita a leggere, scrivere, guardare del buon cinema e la tv che mi piace. Esco di casa quando  mi stanco di vivere soprattutto la vita degli altri, e solo per vedere le persone di cui non posso fare a meno, di cui amo la compagnia, e se proprio non ce la faccio, li invito qui, nel mio mondo sul tetto ad un passo dal cielo.  Quando parto per viaggi brevi, vado via col cuore pesante perchè sono costretta a lasciare la mia Tabata a casa da sola, magari lei si prende una vacanza da me compagna apprensiva, ma io detesto dovermi separare da lei, e anche se un caro amico viene a controllarla ogni giorno, io vorrei almeno poterle telefonare. Andare incontro ad altri mondi, ad altre vite, altre terre, è qualcosa che inizialmente mi mette sempre un pò di paura o non so cosa, poi, qualunque cosa sia, passa, forse perchè il mondo mi accoglie sempre come se fosse stato lì ad aspettarmi. E io, dove sono stata io mentre il mondo mi aspettava? Chi, che cosa, lascio che mi aspetti ancora? Me lo chiedo con le valigie piene di casa, di vita lontana, me lo chiedo ogni volta che le disfo in ogni camera d'albergo. Non amo le stanze d'albergo, non mi sembrano mai abbastanza pulite, accoglienti, le sento sempre piene di passaggi di altra gente che non conosco, che non so, di altri amori, magari anche solo ad ore, di segreti o del piacere della distanza. Le stanze d'albergo mi ricordano la transitorietà. Mi ricordano  la madre di quella paura che a momenti mi  attanaglia la gola, quella dell'eternità del dopo di me, di noi. Mi ricordano che tutti gli esseri umani pensanti vivono imparando a gestire questa paura sin dal momento in cui ne acquistano consapevolezza, sin dal momento in cui, in genere da adolescenti qualcosa intacca il nostro sentirci Dei immortali, facendo affiorare in noi quella realtà della vita che ci grida che anche per noi un giorno finirà,tutto, per sempre. Ed ecco che diventiamo  di passaggio ovunque, nelle vite di quelli che amiamo o abbiamo amato, di amici che avevamo scelto per camminare con noi, nelle vite di tutti gli altri insomma e loro nelle nostre. Diventiamo di passaggio nel lavoro anche, nei luoghi, nelle case , di passaggio nei cuori, nei letti, nei pensieri, di passaggio ovunque, e in tutto questo andare e venire e tornare, gli insostituibili sono davvero pochissimi, e tuttavia, impariamo, continuiamo a vivere anche senza di loro.

3 commenti:

  1. Giuseppe Cicciarelli19 maggio 2013 alle ore 10:18

    Mi piace un casino!

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  2. Bello questo tuo "viaggio" interiore :)

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  3. Di passaggio; siamo di passaggio è vero. Vecchia e cara riflessione, madre di tutti i concetti legati alla transitorietà alla "esiguita" di una esistenza. Della vita.
    Il tempo è una rappresentazione necessaria che sta alla base di ogni intuizione; se solo ci ricordassimo, ogni tanto, di queste parole. Simultaneità e successione temporale di eventi possono dare luogo alla "magia" od alla profonda malinconia dei ricordi. Fenomeni diversi che condividono una natura simile.
    Si "viaggia" nella vita anche rimanendo fermi: leggendo o guardando un film ma soprattutto si viaggia fisicamente, muovendosi, spostando le nostre certezze in ambienti in cui possono essere facilmente sconvolte e stravolte. Rinascere altrove, sempre, ogni giorno, nuovamente. Il coraggio di svegliarsi in una nuova mattina, ogni mattina, può diventare un viaggio stupendo, senza fine.

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