martedì 18 ottobre 2016

Io sono sempre io, tu sei sempre tu..

Ogni volta che ci vediamo, è l'ultima volta che ci vediamo. Ogni volta che ci salutiamo, è l'ultima volta che ci salutiamo. Ogni volta che ci diamo un bacio, che ci abbracciamo, che ci diciamo a dopo, è sempre l'ultima volta che lo facciamo. E se poi l'ultima non è, allora lo sarà la prossima o quella dopo ancora, e così fino alla fine. Ogni volta che ci mandiamo un messaggio, è sempre l'ultima volta che lo facciamo. Ogni volta che rimandiamo un incontro, una telefonata, una conversazione, quell'incontro, quella telefonata, quella conversazione potrebbero non avvenire mai più. Perchè la vita è così, imprevedibile, dura, e ci mette continuamente alla prova con quelli che forse, per lei, sono solo scherzi, perché magari solo lei sa per certo che questa vita non finisce nella vita qui. Ma oggi, oggi che niente mi consola, oggi che niente mi da pace, oggi che niente mi da speranza e fiducia, non dico nel futuro, ma in domani, dopodomani o fra un'ora, oggi più di eri mi sembra tutto vano, insopportabile, superfluo, effimero, evanescente, e peggio ancora: inutile. Oggi che mi aggiro per le vie del centro come un fantasma, oggi vorrei solo che nessuno mi vedesse, perchè io, non vedo più nessuno. Non mi volto mai a guardare le vetrine dei negozi, perché tutte quelle vetrine le guardavo con lei, e lei, adesso, non può farlo più. Non entro più in quei negozi dove entravo con lei, perché la rivedo mentre si prova quasi tutto, gioiosa e vanitosa come una bella bambina, e mi sembra di crollare, di essere li li per sgretolarmi in un momento. La rivedo mentre ridendo mi scatta delle foto dopo avermi costretta ad indossare degli occhiali ridicoli, o delle giacche dai colori improbabili che lei sa io non indosserei mai. Ridendo con quel sorriso aperto, contagioso, sincero, quel sorriso che ci costringe a buttare un po' indietro la testa, quel sorriso che abbiamo noi donne di questa nostra famiglia. Siamo donne esili, tutte, che a guardarci sembriamo fragili come cristallo, ma ci illudevamo di essere forti e resistenti come querce. Adesso invece quel cristallo dentro di noi è andato in frantumi, e i cocci sono così taglienti e dalle forme così diverse, irregolari, che non sarà facile ricomporli in un nucleo, non lo stesso, perchè nulla sarà più come prima. Mi porto dentro un canto che viene da lontano, molto lontano,e nella mia vita onirica viviamo insieme sorridenti come sempre, a ironizzare e sdrammatizzare su tutto e tutti, a fare progetti di vita, di viaggio e partenze definitive. Ma l'unica definitiva partenza è stata la sua, e nessuno di noi è riuscito a fermare quel mezzo con cui se ne è andata via, magari solo un po' più lontano. Nessuno di noi è riuscito a fermare quello che ce l'ha strappata via con una violenza inaudita quanto inaspettata e ingiusta. E adesso, mentre mi aggiro per le strade sentendo che la vita intorno continua, continua mentre il nostro mondo si è fermato, piegata da un dolore che a momenti mi sembra di non poter più sopportare, mi ritrovo a pensare che nessuno dovrebbe più cantare e ballare e ridere, che tutto dovrebbe fermarsi e piangere per lei che non può cantare più, ridere più, sentire più, vivere più. Vorrei che il mondo intorno facesse silenzio. Lo stesso desolante silenzio che ho io dentro, quel silenzio che mi permette di ascoltare quel canto lontano,lontano, lontano..Ti avevo vissuta bambina, sorella, poi ragazzina, ti avevo ritrovato donna sempre un passo avanti a me, eri diventata il mio consulente di vita, ci eravamo ritrovate in un bisogno reciproco che ci faceva vivere fianco a fianco, non c'era niente che io facessi che tu non sapessi, non c'era niente che facessi tu che io non conoscessi. E ora eccomi qui, di nuovo senza di te, a scoprire una solitudine che non conoscevo, sola perché non mi chiamerai più per la colazione e gli acquisti e le consulenze amorose e non vivremo insieme quel bambino su cui avevamo fatto tanti progetti. Sola perché nessuno mi chiamerà più come mi chiamavi tu. E mi sembra di sentirti dire che ho il dovere di vivere, ma ti prego, ti prego, ti prego, non rimproverarmi se ancora non riesco nemmeno a concepirlo. Non rimproverarmi se me ne starò qui ferma per un po', non rimproverarmi come sapevi fare tu, se non riesco a trovare un modo per andare avanti, una qualunque ragione per sorridere, un modo per non pensare continuamente a te tutto il giorno, tutta la notte, ogni momento della mia vita. Non rimproverarmi perché davanti al dolore di tua madre mi sento in colpa per essere rimasta io, qui, viva. Non rimproverarmi se non riesco ancora a stare troppo vicino al tuo bambino, lo guardo e vedo te, e il cuore mi fa male mentre penso che forse, adesso, sarà solo attraverso lui che riusciremo ad essere noi due insieme, ancora, continueremo ad essere ciò che siamo state l'una per l'altra, perché io sono sempre io e tu sei sempre tu. Non rimproverarmi perché non avrei mai pensato di vederti come ti ho vista, di piangerti come ti ho pianto, di pregare, di supplicare affinchè ti risvegliassi. Non avrei mai pensato di dover andare avanti di nuovo senza di te. Non rimproverarmi perchè ho bisogno di vivere il mio dolore, tutto, fino in fondo, un dolore senza scampo, che mi lascia svuotata e asciutta, arida. Un dolore che non sa come trovare un senso a tutte le cose in un mondo dove tu non ci sei più, non mi cammini più a fianco ma dentro, non mi chiami , non mi parli, non ridi se non nella mia testa, nei miei sogni, non ridi più con me e di me. Aspetta, abbi pazienza con me, ancora, non te ne andare, usa le mie mani per fare un gesto tuo, la mia gola per ridere, la mia voce per un sussurro al tuo piccolo, i miei occhi per lanciare uno sguardo carico di cosa vuoi tu a chi vuoi tu, e soprattutto, continua a guardarmi con gli occhi di tuo figlio. Posso farcela vedrai, ma solo perchè lo vuoi tu, come avresti fatto tu per me, farò tutto come vuoi tu, fino a quando non verrà il tempo in cui ci ricongiungeremo. Ed è solo grazie a questo pensiero che oggi la morte mi fa meno paura. Si, devo farcela, posso farcela, perchè tu sapevi, sai,  che posso, ma non oggi. Oggi no, e domani, sarà ancora, di nuovo, oggi.

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