venerdì 25 maggio 2018

Un lungo #addio

E' passato quasi un anno ormai da quando vivo in un mondo di cui mio padre non fa più parte. Mi capita spesso di sognarlo, e tutte le volte, al risveglio, penso che mi basti tornare in quella che è stata la nostra casa per trovarlo ancora li, o che possa bastare lo squillo del telefono per farmi sentire di nuovo la sua voce. Quando ancora il tempo in cui quelli che più abbiamo amato se ne sono andati, è più breve di quello che abbiamo vissuto con loro, l'abitudie all'assenza non riesce a farsi strada dentro di noi. Ed ecco che ci sembra di averli sempre vicino, o anche di più, di portarceli dentro. Ci sono momenti in cui mi sembra che sia mio padre a sorridere al posto mio, ad assumere una certa mia postura, a muovere le mie mani, a toccare le mie labbra con quel suo gesto nervoso, assorto. Dei mie fratelli sono quella che gli somiglia di più, quella in cui anche loro scorgono tante cose di lui. Mi accorgo di quando i loro sguardi  si perdono dentro un mio gesto,o una qualche espressione, sguardi che rimangono  muti, in cui vedo chiaramente riflessa l'immagine di mio padre, anche se nessuno di noi tre dice niente, magari per non dispiacere l'altro o perchè ancora speriamo che solo per il fatto di non dirlo, possa non essere vero. Ma è vero, troppo vero, ed anche se ci aveva insegnato a farlo sin da ragazzini, camminare senza di lui, qualche volta, ancora ci disorienta, ci fa sentire soli e ancor più responsabili l'uno dell'altro.Pur avendo personalità e caratteri diversi, la vita di mio padre, quello che lui aveva costruito per noi, ci dava un'identità individuale e d'insieme, adesso invece ci sembra di essere rimasti semplicemente, solamente noi. Mi sorprendo ancora, tutte le volte che incrocio una macchina come la sua, a guardare se dentro ci sia lui, lui col suo sguardo intenso, lui che come me, alla guida  non accendeva mai la radio per evitare che interferisse con i suoi pensieri. Ma mio padre non fa più parte di questo mondo, non guiderà più la sua macchina, non scorgerò mai più  la sua andatua per strada; le bancherelle di quel mercato dove quasi ogni giorno andava a fare la spesa non saranno più accarezzate dal suo sguardo indagatore. Non lo troverò più seduto sul divano entrando a casa, e nemmeno nel suo letto. Per tutto il tempo della sua malattia, anche quando sembrava stare bene, ho cercato di impremere nei miei occhi l'immagine di lui, il suo volto, il colore della sua pelle, ogni linea che dava vita ai suoi occhi, al suo naso, alla sue labbra, perchè sentivo, sapevo che stava scivolando via, anche quando sembrava prendere il sopravvento lui, attaccare, segnare il punto oltrepassando la rete. Ho cercato stando seduta al suo fianco, in silenzio per non tradirmi, di assorbire la sua presenza fisica, il suo essere lì, il suo respirare a pochi centimetri da me. Ho cercato silenziosamente di integrarlo in me per non farlo andare mai via, e credo di esserci riuscita. Ho cominciato a dirgli addio molto prima che se ne andasse, e da quando lo ha fatto prego perchè un addio non lo sia stato e non lo sia mai. Domani ci sarà una festa, una manifestazione durante la quale gli assegneranno una targa, un premio alla sua carriera di calciatore. E allora in questi giorni ho ripensato a quanto poco sappiamo della vita dei nostri genitori in realtà, della loro vita prima di noi. Abbiamo sempre la presunzione, giovane, di pensare che loro siano iniziati con noi, come tutto quanto, ma al contrario di loro  invece, che ci vedono venire al mondo e crescere e che quindi sanno di noi infinitamente di più di quanto noi stessi crediamo, noi che li conosciamo già adulti ci siamo persi tutta la loro giovinezza, quegli anni decisivi che li hanno portati fino a noi, fino ad essere quelli che piano impariamo a conoscere. I suoi amici d'infanzia, i suoi compagni di squadra hanno avuto la sua gioventù, lo hanno visto come io non lo l'ho mai visto, lo hanno conosciuto come io non l'ho conosciuto, hanno condiviso con lui momenti della vita che io sconosco e che in realtà mai saprò. Da quando poi non c'è più, ho sentito tanti racconti affettuosi sulla sua persona e spesso sono rimasta incerta, anche un pò sgomenta proprio perchè mi sembra che non si parli di mio padre.Io ho avuto la sua età adulta, la sua maturità, loro lo hanno visto giovane, allegro, incline allo scherzo, con quella sua battuta sempre pronta, ma anche con le paure e le incertezze di chi sente la vita fortemente e fortemente ha paura di perderla. Io ho conosciuto un uomo diverso, introverso, riservato, moderato, una guida, un uomo che ci ha insegnato ad essere famiglia, ad essere quelli che siamo: onesti, uniti , amorevoli con noi e con gli altri. Nonostante gli anni e la vita con tutte le sue amarezze e difficoltà, ho capito alla fine che mio padre era rimasto un calciatore,quel calciatore che io non avevo mai conosciuto se non attraverso i ritagli dei giornali, anzi, forse, se possibile era diventato ancora piu bravo, perchè più forte di allora, perchè uomo e non più ragazzo. Quando il sorteggio gli ha assegnato l'avversario peggiore, quello che mai avrebbe voluto trovarsi di fronte, ha deciso di non abbattersi, di dargli filo da torcere, ed è sceso in campo consapevole di giocare una partita già persa a tavolino. E anche quando  la vita lo ha tradito, il corpo lo ha tradito, lui ha sorpreso tutti noi con la sua totale assenza di paura, che è qualcosa che va al di là dell'avere coraggio, e che lo ha portato ad uscire dal campo a testa alta, sorridendo, al punto che ancora oggi mi chiedo chi abbia davvero vinto e chi abbia perso. Si dice che i figli sono una scommessa, non so se per lui noi siamo stati una scommessa vinta o persa, se siamo stati dei buoni figli, so che viviamo e vivremo sempre come se lui ancora ci osservasse. Non esistono padri perfetti di figli perfetti, ne tantomeno il contrario,  ma l'amore, quello vero, viscerale che dà vita ai rapporti più forti, è fatto di sentimenti contrastanti, duri più spesso che teneri, e di fedeltà assoluta, quella fedeltà che ci ha stretto a lui dal nostro primo vagito al suo ultimo respiro, quella fedeltà amorosa e cieca che fa dei padri i soli uomini davvero amati.