domenica 30 dicembre 2018

La somma di quello che mi è rimasto. Parte 2

Cinque anni fa mandavo in rete questo blog partendo da quello che percepivo come il mio vero ingresso nell'età adulta, e non perchè vivessi da sola ormai da sei anni, mi sentivo finalmente adulta da un punto di vista emotivo, psicologico, umano, di consapevolezza del sè e del vivere, e tutto questo con grande sollievo. La somma di quello che mi è rimasto è infinitamente migliore di tutto quello che non ho più, scrivevo, e con questo bilancio chiudevo un lungo periodo della mia vita e mi preparavo ad affrontarne un altro, quello che mi ha portato fino a qui, ad oggi, dove la somma di quello che mi è rimasto è completamente diversa da quella di allora, dove un bilancio non sarebbe più possibile, dove l'età adulta sta progressivamente lasciando il posto ad un'altra età, fatta solo di quella maturità molto vicina al tutto compiuto. Di questi anni ho ancora dentro in maggior misura tutto quello che ho irrimediabilmente perduto.
Ho perso l'amico geniale, si ho avuto anche io il mio, quello che fra tutti non solo mi amava di più, ma anche meglio: con discrezione, intelligenza, delicatezza d'animo, tutte qualità che già da sole lo rendevano diverso dalla maggior parte della gente; ho perso quell'amico grazie al quale ho ricominciato a scrivere, grazie al quale ho ritrovato parte di chi nascondevo in me.
Ho perso la cugina con la quale avevo vissuto fianco a fianco gli ultimi due anni della sua e della mia vita, e oggi non so come abbiamo potuto fare a meno di noi per molti degli anni prima, e non so ancora come farò a continuare per gli anni che forse avrò dopo.
Ho perso mio padre, e non c'è niente che io possa scrivere per esprimere quello che questa perdita significhi per me, posso solo dire che nel punto più profondo del mio dolore, adesso so che non mi sento più adulta ma vecchia, molto vecchia.
Ho perso il lavoro di tutta la mia vita e ho ricominciato da un altro, anche grazie a tutto quello che avevo imparato da quel vivere sempre in mezzo alla gente, davanti alla gente, dentro la testa, i bisogni, i gusti, il modo di vedere della gente, oltre quel banco che mi separava da loro in tutto, su tutto, per tutto. E forse la chiave è stata proprio questa, il mio ricominciare, aprire una porta nuova oltre la quale c'era un'altra parte di me con risorse che non conoscevo, e che continuo ad esplorare, ad imparare, a scoprire ancora, anche se qualche volta mi fermo ad osservarle incredula; mi domando quanto possano durare, se dopo tanto andare avanti, continuare, sfondare muri fatti di ogni "sostanza" possibile, possano improvvisamente crollare e abbandonarmi. Siamo fatti per la sopravvivenza è vero, non c'è un'altra spiegazione al nostro restare vivi nonostante tutto, sempre. La verità è che oggi sono adulta per ragioni che sono completamente diverse da quelle di allora. La verità è che oggi non vedo più il tempo come un alleato fedele, perchè al contrario di allora, oggi so che non è vero che guarisce qualsiasi ferita, e che il dolore può diventare sempre più grande, sempre più profondo anche quando il sorriso alla vita sembra rimanere immutato. Oggi nella somma che sembra più una sottrazione, spesso un furto, un saccheggio della mia vita, ho però quell'amore che ti dice: io abito nel tuo cuore, e anche se spesso è disordinato, inquieto, sottosopra, duro o in arresto temporaneo, io voglio vivere li dentro, vivo lì, e se tu mi cacci, io non ho e non avrò mai altro posto dove andare. Oggi a Tabata, quella mia gatta dal passo felpato, si è aggiunta Bia prima, per portare anche a lei altro amore, compagnia, complicità, maternità, e Wendy dopo, trovata sotto casa in una notte di fine agosto, affamata, malata, respinta dalla sua stessa madre. Sarebbero state le tre sorelle occhi di gatto se non fosse arrivata Priscilla, la mia "cana", la nostra amatissima ex barbona ora assurta a regina, trovata e portata a casa anche lei una notte, ma fredda, e di Gennaio, ormai due anni fa. Potrei riempire molte pagine solo descrivendo ognuna di loro nella sua diversità, particolarità, mi limito solo a dire invece, che sono portatrici di gioia, calore, amore, tenerezza, e certo lavoro, impegno, responsabilità, ma sarò sempre io ad essere in debito con ognuna di loro per il modo in cui sanno rendere più piena la mia vita e il mio cuore. Infine poco più di tre mesi fa, al resto della mia famiglia si è aggiunta Ginevra. Mio fratello, quello che io sogno sempre ancora bambino anche se è un uomo da più di un pezzo, mio fratello quello che cullavo sulle ginocchia per farlo addormentare, mio fratello adesso è padre ed ha portato nelle nostre vite come sospese, mute, nei nostri cuori come congelati, questa nuova vita che ha sciolto il ghiaccio del cuore, dissolto le nuvole della mente, e trasformato in gioia la pioggia degli occhi ridando improvvisamente senso al futuro.
Adesso che mi capita spesso di cullare sua figlia proprio come facevo con lui, mi sembra che questi trentasette anni siano passati in un attimo nonostante dentro ci sia stato così tanto, così tutto, anche se di tutto purtroppo non si può mai parlare, anche se non sai mai la direzione in cui qualsiasi poco o niente o tutto possa portarti.
 Ginevra è la più bella, Ginevra è la mia stella, le canto rubando le parole di suo padre, perchè adesso lei è la stella da seguire per tutti noi, e chissà che prima o poi non ne arrivi anche un'altra.

venerdì 25 maggio 2018

Un lungo #addio

E' passato quasi un anno ormai da quando vivo in un mondo di cui mio padre non fa più parte. Mi capita spesso di sognarlo, e tutte le volte, al risveglio, penso che mi basti tornare in quella che è stata la nostra casa per trovarlo ancora li, o che possa bastare lo squillo del telefono per farmi sentire di nuovo la sua voce. Quando ancora il tempo in cui quelli che più abbiamo amato se ne sono andati, è più breve di quello che abbiamo vissuto con loro, l'abitudie all'assenza non riesce a farsi strada dentro di noi. Ed ecco che ci sembra di averli sempre vicino, o anche di più, di portarceli dentro. Ci sono momenti in cui mi sembra che sia mio padre a sorridere al posto mio, ad assumere una certa mia postura, a muovere le mie mani, a toccare le mie labbra con quel suo gesto nervoso, assorto. Dei mie fratelli sono quella che gli somiglia di più, quella in cui anche loro scorgono tante cose di lui. Mi accorgo di quando i loro sguardi  si perdono dentro un mio gesto,o una qualche espressione, sguardi che rimangono  muti, in cui vedo chiaramente riflessa l'immagine di mio padre, anche se nessuno di noi tre dice niente, magari per non dispiacere l'altro o perchè ancora speriamo che solo per il fatto di non dirlo, possa non essere vero. Ma è vero, troppo vero, ed anche se ci aveva insegnato a farlo sin da ragazzini, camminare senza di lui, qualche volta, ancora ci disorienta, ci fa sentire soli e ancor più responsabili l'uno dell'altro.Pur avendo personalità e caratteri diversi, la vita di mio padre, quello che lui aveva costruito per noi, ci dava un'identità individuale e d'insieme, adesso invece ci sembra di essere rimasti semplicemente, solamente noi. Mi sorprendo ancora, tutte le volte che incrocio una macchina come la sua, a guardare se dentro ci sia lui, lui col suo sguardo intenso, lui che come me, alla guida  non accendeva mai la radio per evitare che interferisse con i suoi pensieri. Ma mio padre non fa più parte di questo mondo, non guiderà più la sua macchina, non scorgerò mai più  la sua andatua per strada; le bancherelle di quel mercato dove quasi ogni giorno andava a fare la spesa non saranno più accarezzate dal suo sguardo indagatore. Non lo troverò più seduto sul divano entrando a casa, e nemmeno nel suo letto. Per tutto il tempo della sua malattia, anche quando sembrava stare bene, ho cercato di impremere nei miei occhi l'immagine di lui, il suo volto, il colore della sua pelle, ogni linea che dava vita ai suoi occhi, al suo naso, alla sue labbra, perchè sentivo, sapevo che stava scivolando via, anche quando sembrava prendere il sopravvento lui, attaccare, segnare il punto oltrepassando la rete. Ho cercato stando seduta al suo fianco, in silenzio per non tradirmi, di assorbire la sua presenza fisica, il suo essere lì, il suo respirare a pochi centimetri da me. Ho cercato silenziosamente di integrarlo in me per non farlo andare mai via, e credo di esserci riuscita. Ho cominciato a dirgli addio molto prima che se ne andasse, e da quando lo ha fatto prego perchè un addio non lo sia stato e non lo sia mai. Domani ci sarà una festa, una manifestazione durante la quale gli assegneranno una targa, un premio alla sua carriera di calciatore. E allora in questi giorni ho ripensato a quanto poco sappiamo della vita dei nostri genitori in realtà, della loro vita prima di noi. Abbiamo sempre la presunzione, giovane, di pensare che loro siano iniziati con noi, come tutto quanto, ma al contrario di loro  invece, che ci vedono venire al mondo e crescere e che quindi sanno di noi infinitamente di più di quanto noi stessi crediamo, noi che li conosciamo già adulti ci siamo persi tutta la loro giovinezza, quegli anni decisivi che li hanno portati fino a noi, fino ad essere quelli che piano impariamo a conoscere. I suoi amici d'infanzia, i suoi compagni di squadra hanno avuto la sua gioventù, lo hanno visto come io non lo l'ho mai visto, lo hanno conosciuto come io non l'ho conosciuto, hanno condiviso con lui momenti della vita che io sconosco e che in realtà mai saprò. Da quando poi non c'è più, ho sentito tanti racconti affettuosi sulla sua persona e spesso sono rimasta incerta, anche un pò sgomenta proprio perchè mi sembra che non si parli di mio padre.Io ho avuto la sua età adulta, la sua maturità, loro lo hanno visto giovane, allegro, incline allo scherzo, con quella sua battuta sempre pronta, ma anche con le paure e le incertezze di chi sente la vita fortemente e fortemente ha paura di perderla. Io ho conosciuto un uomo diverso, introverso, riservato, moderato, una guida, un uomo che ci ha insegnato ad essere famiglia, ad essere quelli che siamo: onesti, uniti , amorevoli con noi e con gli altri. Nonostante gli anni e la vita con tutte le sue amarezze e difficoltà, ho capito alla fine che mio padre era rimasto un calciatore,quel calciatore che io non avevo mai conosciuto se non attraverso i ritagli dei giornali, anzi, forse, se possibile era diventato ancora piu bravo, perchè più forte di allora, perchè uomo e non più ragazzo. Quando il sorteggio gli ha assegnato l'avversario peggiore, quello che mai avrebbe voluto trovarsi di fronte, ha deciso di non abbattersi, di dargli filo da torcere, ed è sceso in campo consapevole di giocare una partita già persa a tavolino. E anche quando  la vita lo ha tradito, il corpo lo ha tradito, lui ha sorpreso tutti noi con la sua totale assenza di paura, che è qualcosa che va al di là dell'avere coraggio, e che lo ha portato ad uscire dal campo a testa alta, sorridendo, al punto che ancora oggi mi chiedo chi abbia davvero vinto e chi abbia perso. Si dice che i figli sono una scommessa, non so se per lui noi siamo stati una scommessa vinta o persa, se siamo stati dei buoni figli, so che viviamo e vivremo sempre come se lui ancora ci osservasse. Non esistono padri perfetti di figli perfetti, ne tantomeno il contrario,  ma l'amore, quello vero, viscerale che dà vita ai rapporti più forti, è fatto di sentimenti contrastanti, duri più spesso che teneri, e di fedeltà assoluta, quella fedeltà che ci ha stretto a lui dal nostro primo vagito al suo ultimo respiro, quella fedeltà amorosa e cieca che fa dei padri i soli uomini davvero amati.

martedì 27 febbraio 2018

#Nonmiavetefattoniente

Non mi avete fatto niente voglio interpretarlo come il doloroso grido di rabbia di chi sa con assoluta certezza che la sua vita sarebbe stata diversa se avesse avuto la fortuna che hanno quelli a cui nessuno e niente ha fatto nulla. La dolorosa rivalsa di chi si ama, si accetta, si rispetta pur avendo la consapevolezza che sarebbe stata una persona diversa se la sua vita avesse seguito un percorso regolare, se il mondo fosse stato un posto migliore, se gli uomini non rappresentassero il fallimento dell'umanità, se quelli incontrati sulla propria strada fossero stati uomini sani e non deviati, disturbati, cattivi, disumani. Non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente, è un'illusione, e nel particolare e nel generale. Un'illusione che suscita tenerezza e rispetto e amarezza. Nel generale riguarda chi si è visto la vita devastata da un dolore che si sarebbe potuto evitare senza la furia cieca, omicida, di chi, uccidendo, togliendo amore, affetti, vita ad altri esseri umani: i figli ai padri, i padri ai figli, solo per il citare il testo, condiziona inevitabilmente la nostra, perchè abbiamo dovuto imparare crescendo, che le cose peggiori non succedono solamente agli altri. E allora ci stringiamo, limitiamo sogni, confini, viaggi, abbiamo paura, e chi dice di non averne o mente o è incosciente o vive ancora nell'irrealtà della fanciullezza sottoponendosi consciamente o inconconsciamente al lavaggio del cervello delle marce sul coraggio che non abbiamo, che non abbiamo avuto e che non avremo mai più.
 Non ci avete fatto niente? Abbiamo permesso che ci faceste tutto invece, che ci toglieste tutto, perchè andare avanti nella vita non significa stare bene, perchè sorridere non significa non capire,essere tranquilli, non avere paura, terrore, di tutto, di tutti ormai, perchè non c'è bisogno di andare lontano per essere uccisi, a volte basta entrare in un ospedale fatto di uomini che hanno generato una società di gente che occupa posti che non dovrebbe occupare,o in un tribunale senza legge ormai, in un mondo fuori controllo. Basta sedersi a ridosso delle vetrate di un ristorante in una qualsiasi città, camminare per strada, andare in discoteca, ovunque è in agguato tutto quello che può distruggere la nostra vita in un soffio, la nostra cosi come quella di chi ci ama e amiamo, segnando per sempre il nostro destino. Non ci avete fatto niente? Viviamo carichi di dolore sottopelle, viviamo giorno per giorno, senza pensare a domani, respirando aria e cielo e mare come fosse un miracolo, esattamente come fa da sempre, chi è abituato alla guerra. Ogni giorno guardiamo chi amiamo con occhi e amore sempre nuovo, pregando che possa durare il più a lungo possibile, tutto, perchè in un mondo inquinato da ogni male come il nostro, è come giocare alla roulette, e non sappiamo chi geneticamente, ancestralmente, divinamente possa avere più fortuna. E' un mondo di menzogne dove la vita umana non ha più il valore che ci hanno insegnato quando eravamo bambini, almeno a noi di quegli anni che adesso sembrano appartenere ad un altro mondo. Chi ha scritto il testo, nel particolare quindi, più che ai terroristi lo dedica ad un padre violento-sostiene -un padre che lo ha costretto a scappare bambino dalla sua casa, dalla sua terra, per rifarsi una vita altrove: non mi hai fatto niente grida. Sorrido con amarezza per quello che altro non è che dolore, rabbia, perchè sappiamo bene che essere traditi da chi amiamo di più, è peggio che essere traditi dal mondo, dalla società, dagli amici, dagli uomini tutti. E non sarai mai la persona che saresti potuto essere, diventare, non riuscirai mai a dare interamente tutto quello che avresti potuto dare se solo fossi cresciuto come un bambino normale.Chi ti ha ha tradito ti ha tolto la capacità di guardare qualsiasi altro essere umano con fiducia, di guardarlo e non pensare che potrebbe essere marcio anche lui, quel dubbio di cui conosci l'origine accompagnerà per sempre tutti i tuoi rapporti anche se vorresti superarlo, non sentirlo più, è radicato in te con radici inestirpabili. Sarai quello sei, magari un passo avanti agli altri, dal momento che non sei stato mai bambino, magari, sotto molti aspetti, forse, sarai anche migliore di molti altri, ma rimarrai sempre dolente, dolorante, non potrai mai dimenticare nulla, e quando meno te lo aspetti avrai di nuovo il cuore rotto come se tutto fosse successo in quel monento, e occhi lucidi e profondi come pozzi dove solo tu riesci a vedere quello che ci sta dentro. Sarai sempre diverso, nel bene e nel male. In pochi hanno la fortuna di uscirne migliori, di uscirne più forti, molti, se va bene, diventano quello che gli è successo. Altri qualcosa di peggiore. E vale per tutta l'infanzia violata, derubata, in qualsiasi modo, in qualsiasi luogo.
 Non ci avete fatto niente? No, ci avete avete fatto tutto e continuate a farcelo, e non c'è modo di difendersi, non ce n'è più, non c'è mai stato un modo in realtà, e non so davvero quando e chi riuscirà a vedere la fine di tutto questo.