mercoledì 9 ottobre 2013

Cinquanta #sfumature di niente...

Inutile illudersi: niente ritorna più. Niente, il tempo, le occasioni perdute, alcuni uomini, alcune persone, il corpo che avevamo, il viso che avevamo, soprattutto non torna quel modo di sentire la vita, le cose, la gente, il mondo, quel modo che avevamo quando eravamo più giovani. Niente ritorna nemmeno l'amore, quel modo che avevamo di intuirlo, di sentire la passione, l'attrazione, il bisogno che avevamo anche di averne bisogno, l'idea di esserne innamorati, di quel desiderio, di quella che sentivamo come una necessità imprescindibile della nostra vita. L'urgenza di vivere che sentivamo anche se a intermittenza a volte, non torna più, e spesso l'unica cosa che ci resta è tutto quell'amore che abbiamo potuto. Proprio ieri  a cena con un vecchio amico, proprio mentre lo ascoltavo, mentre mi ascoltavo, ho capito che i discorsi sul presente si esauriscono presto ormai, ci tengono impegnati per pochi minuti anche se si tratta di un presente che dura da alcuni anni. Le considerazioni sul vissuto, sulle cose e le persone e la realtà si esauriscono in breve tempo e in amare considerazioni che alleggeriamo con l'ironia, i nostri sorrisi stanchi e qualche bicchiere di vino. E' del passato che parliamo per quasi tutto il tempo, del passato in cui abbiamo amato, soffrendo moltissimo anche, ma sempre amando molto, davvero, perdutamente, appassionatamente, dolorosamente. Un passato in cui abbiamo amato con speranza cieca, con determinazione, illusione anche, con una forza che ha messo a tacere tutto il nostro orgoglio, la nostra razionalità, la forza di quella ragione che perde sempre contro le tue viscere in fiamme per quegli occhi che solo lui o lei hanno, per quel sorriso, quelle espressioni, quel modo di muoversi e soprattutto di muoversi con te. Eh si, capita di riderci sopra, di prendersi un pò in giro ripensando a quei momenti di vita in cui correvi a pazza velocità come un treno verso il nulla, in cui ti giocavi la vita per un tutto che era solo tuo, che vedevi solo tu, un tutto in cui il cuore batteva forte per qualcosa, per qualcuno, e questo bastava, era tutto, si, ti batteva forte il cuore e questa era l'univa cosa che sembrava avere importanza. Sembra facile, ma tutto questo non torna più, non è vero che il cuore non invecchia, che tutto rimane lo stesso, che si può provare sempre qualsiasi cosa a qualunque età, tutto diventa diverso da un certo momento in poi ed è un momento che non ti senti arrivare se non dopo molto tempo che è passato. Poi ci provi ad afferrare di nuovo quelle cose, ma è come l'acqua tra le mani, è tutto liquido, tutto sfugge, analizzi ogni cosa cercando di ritrovare ragioni e perchè e giustificazioni e chissà cos'altro, ma alla fine tutto si riduce a poche parole, e  il ricordo di qualcuno ti sembra migliore di qualsiasi altro in carne ed ossa. A volte persino  il sogno di qualcuno ti sembra migliore, ti porta più calore, di qualcuno che nemmeno conosci se non attraverso lo schermo di un pc. Così, mentre parliamo ci ascoltiamo liquidare il passato recente in poche righe di parole dette tra i denti come se quasi  si provasse un sottile dolore a pronunciarle, a dire di quel presente vissuto cercando di ricominciare a condividere, a rivivere, riprovare, rivedere, riorganizzare tutta la vita, perchè la verità è che ormai viviamo tutto all'impronta, come ci avevano insegnato a non fare per diventare adulti. Invece, adesso tutto il tuo mondo fatto di certezze, sicurezze, dubbi , sogni e speranze si scontra con la realtà di profondità e colori e sfumature che non esistono più ormai, e che anche tu devi stare attento a non perdere.Tutto di te si scontra con quello che poi non riesci nemmeno a memorizzare, a decodificare, a ripensare, ai tuoi piedi vedi solo frantumi, pezzi sparsi di materiale senza forma e senza colore: dieci, cento, mille, cinquanta sfumature di niente.

2 commenti:

  1. 50 sfumature di niente? Il titolo è molto bello ma mi viene da riflettere. Mi sono ricordato di un libro, regalatomi dalla (allora) mia ragazza ai tempi dell'Università. Avevo 20 anni, precisi; lei 6 più di me, femminista attivista e quel libro è stato l'inizio del viaggio verso la vita matura e responsabile. Sono andato a cercare "qualcosa" che ancora oggi mi spinge avanti: "Ma il niente è da preferirsi al soffrire?Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.". Sono parole di 38 anni fa; le scriveva Oriana Fallaci.
    Renato

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  2. Conosco bene quel libro, quelle parole, Oriana Fallaci è un riferimento letterario importante per me, anzi forse il più importante e tu che mi conosci lo sai bene :). Si soffrire è sempre preferibile al niente, e vivere a non essere mai nati, ma sempre quando quel dolore riusciamo a trasformarlo in altro, anche in forza motrice che ci spinge a risalire, ricostruirci,andare avanti, migliorare, altrimenti diventa uno sterile crogiolarsi in qulacosa che diventa anch'esso niente..Ciao Re, torna presto.

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