venerdì 15 novembre 2013

Mentre tutto scorre

Piove. Finalmente. Mi piace la pioggia, mi acuisce i sensi. Quando piove mi sembra di percepire odori lontani, suoni lontani, e colori di altri mondi lontani chissà quanto, mondi solo immaginati. La pioggia mi porta lontano, mi culla pensieri e parole, mi fa viaggiare all'indietro riportandomi ad una ninnananna che nessuno mi ha cantato mai. Quando piove sento che non mi manca più nulla, che il tempo non esiste, che la paura non esiste, niente in realtà sembra più esistere davvero, se non per un momento, un breve istante in cui ci sono anch io, anche lui, anche tutto il resto e tutti gli altri, mentre tutto scorre insieme all'acqua sotto i marciapiedi. Quante volte ho vissuto ore, giorni, mesi, forse anni, con la sensazione di essere ferma, di essermi fermata, forse di non essere mai nemmeno partita in realtà. Ti sembra di essere fermo mentre gli altri che ami, che conosci, che hai vissuto, non fanno altro che partire, andare lontano, andare a vivere altrove, andare a vivere un amore, una donna, un uomo, un figlio, un luogo, un lavoro, mentre a te resta da vivere solo lo strazio della separazione, del rimanere, di giorni che iniziano e sono già finiti. E anche quando ti sembra di avere fatto tanta strada, di avere vissuto cose che altri non hanno vissuto e a te sembrava che fosse quella la vita, quello il vivere, e anche quando sei partito e tornato mille volte, un giorno apri gli occhi e pensi che forse hanno vissuto davvero quelli che hanno vissuto di meno, sofferto di meno, che sono caduti di meno, che le hanno date e prese di meno. Apri gli occhi e pensi che forse ha vissuto davvero chi è rimasto sempre uguale, chi ha seguito la strada maestra, la strada della vita, chi ha amato sempre le stesse persone, lo stesso uomo, la stessa donna. Mentre tutto scorre mi sembra di non distinguere più dove sia iniziata la mia vita e dove si sia fermata comunque, ad un certo punto. Mi sembra di sentirmi dentro esattamente come mi sentivo venti o trent'anni fa, solo che adesso sono diversa fuori. Mi guardo allo specchio e penso che non posso più permettermelo. Non posso più permettermi di essere fragile, o di avere paura, di scivolare nella debolezza e in debolezze. Non posso più permettermi di essere romantica, di cercare qualsiasi cosa nei posti sbagliati, nelle persone sbagliate. Non posso non affrontare nemmeno una delle cose che ogni giorno mi tocca affrontare. Ci sono cose che nonostante il tuo cuore, i tuoi sogni, o anche la tua non esperienza, devi vivere col corpo che hai, la faccia che hai, gli anni che hai, tutta la vita che hai alle spalle indipendentemente dalle cose di ci cui è fatta o non è fatta quella vita. La mia quando osservo la pioggia da dietro un vetro e tutto scorre come sempre, la ripenso come se non fossi stata io a viverla, come se io in realtà fossi stata sempre qui ferma a questa finestra, immobile. La ripenso senza più rabbia, o rancore, o rimpianto, senza più desiderare cose che so ormai non scritte per me, la ripenso con un mezzo sorriso nonostante quella che può sembrare una sconfitta. Ho giocato un gioco che non ho scelto, un gioco di cui non conoscevo le regole, ho giocato senza la benchè minima consapevolezza del mio buon punteggio iniziale, e anche quando mi è sembrata la mano giusta, finalmente, ho mancato la presa per un soffio, perchè lei, la vita, beffarda, in realtà mi aveva  solo sfiorata, ingannata. E adesso che lo so, adesso che ho capito il suo gioco, adesso che ho capito che la mia vita è stata, sarà solo questo, me ne sto sto qui da sola seduta al mio tavolo vuoto mentre gli altri intorno a me continuano a giocare nel loro, continuano il loro gioco con la vita mentre tutto scorre, mentre tutto scorre via come l'acqua sotto i marciapiedi.

3 commenti:

  1. Ci sono due tipi di persone, quelli che camminano in pianura e quelli che scalano la montagna.
    I primi si accontentano di pensare che il mondo sia ciò che i loro occhi vedono fino all’orizzonte, i secondi più scalano la montagna è più l’orizzonte si allontana.
    A volte è sconfortante pensare che pur raggiungendo la vetta, il passo dopo è la discesa, e che la vita sia molto più complessa dei nostri limiti percettivi.
    Il mio consiglio dunque è: Se hai deciso di scalare la montagna devi goderti la montagna. Goditi le viste mozzafiato, la soddisfazione di irrobustire le gambe, la consapevolezza di essere più forte.
    La montagna è meno affollata della pianura, quindi bisogna guardarsi intorno spesso e non scrutare la pianura col binocolo.

    Con affetto

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  2. Lascia il posto alla finestra ed esci di casa, senza ombrello e cammina. A passo svelto senza meta. Cammina decisa e non fermarti; non riparati dalla pioggia, lascia che ti entri dentro. Vaga fino a stancarti, ad avere il fiatone; fino a non sentire più forza nelle gambe. Cammina fino a quando non avrai esaurito tutto ciò che stai rimpiangendo, tutti i pensieri che ti stanno divorando.
    Quindi torna a casa e disegna una nuova vita; quella vecchia è stata cancellata dalla pioggia.
    Un caro abbraccio
    Renato

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  3. Caro Giò, cugino e bel poeta, ritengo che siano davvero poche le cose che nella nostra vita decidiamo davvero, poi certo è la nostra natura che ci porta a decidere se scalare la montagna o restare in pianura o se restare seduti davanti al mare oppure buttarci dentro anche quando non siamo certi di sapere nuotare. In genere sono i temerari, i coraggiosi, che arrivano alle verità, ma come qualcuno ha già scritto: chi ha visto la verità rimarrà per sempre inconsolabile, e credo che questo lo sappia bene anche tu. A te, mio affezionato "gentile" :) amico e lettore rispondo con le parole di A.Baricco : Non c'è intelligenza e non c' è coraggio che possa cambiare un destino. Anche questa è una delle verità con le quali dobbiamo imparare a convivere,e prima lo accettiamo meglio riusciamo a sopravvivere, forse. Re, non posso inzupparmi tutta, soffro di nevragia lo sai e poi mi si scolorisce la tintura dei capelli e rischio di sembrare uno zombie insanguinato e di seminare il panico generale!

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