giovedì 16 aprile 2015

Come l'amore.

Anche quando sei adulto, anche quando credi di essere del tutto definito, di avere compreso finalmente tutti i molti errori e le poche cose giuste della tua vita,anche dopo che hai passato e ripassato a setaccio tutto ciò che era possibile, e ti credi e ti pensi come adulto anche nei giorni in cui ti senti solo un bambino vecchio nel cuore:succede qualcosa, inizi qualcosa, o finisce qualcosa che ti costringe a rivedere, ripensare tutto. Di nuovo. Succede qualcosa che spalanca nuove finestre su di te, finestre che tenevi ben chiuse, perché un alibi di scorta bisogna sempre averlo pronto. A forzare quelle mie finestre sono stati i cavalli, i cavalli e quell'uomo a cui io stessa tanto tempo fa cercavo di spiegare il significato di quella dimensione quasi ultraterrena che era il contatto con loro. E com'è noto, ci sono allievi nati per superare il maestro.E, ci sono uomini fatti per riportarti all'equilibrio delle cose del mondo, perché persone come me, potrebbero perdersi dentro e dietro la sofferenza, se non ci fosse qualcuno a ricordargli che tanto male esiste per tenere in equilibrio altrettanto bene, e che tutto fa parte di questa sola vitache conosciamo, vita che è vivere e morire, esserci anche per un momento, e che quel momento devi saperlo vedere. Quando lo guardo diventare tutt'uno con i suoi cavalli, cavalcare come in una danza, con quel modo che solo lui ha, mi ricordo di quando eravamo ragazzi, e mi accorgo che ci sono cose in lui, in noi, che non sono cambiate nonostante qualche ruga intorno agli occhi. In più lui ha solo imparato la dolcezza, ma continua ad essere un uomo che domina tutto: i cavalli, gli animali tutti, gli uomini, la vita, il male fisico, e una volta anche le donne.Il padrone, il capo, deve essere lui, sa essere lui, con tutte le responsabilità che questo comporta,e il suo saper essere tutto questo ci fa sentire al sicuro. Ha imparato la dolcezza da quando ha capito che non può dominare solo l'amore che sente, da quando con tutta quella stessa forza che lo contraddistingue, si è arreso, e da questo, solo da questo, si lascia dominare. Osservando lui me a cavallo, ha sentito che poteva insegnarmi a dominare la stanchezza, la paura di non farcela, la risolutezza, e lo ha fatto. Ha capito che con l'aiuto dei cavalli poteva "tirarmi" fuori, forzare le mie finestre e farmi uscire. E così su Oscar “il mio cavallo” ho imparato a non arrendermi, ho capito che ero una che mollava quando le cose si facevano difficili, nel lavoro, nelle relazioni, nelle cose delle vita, mollavo e tornavo a quello che mi riusciva più facile, quando avrei potuto fare di più, molto di più, quando avrei potuto avere quello che volevo, fare quello che volevo, senza pensare che forse non ne ero capace, che forse non era per me, perchè era più facile non sapere, non misurarmi con me stessa. Su Oscar e anche guardandolo da terra dopo rovinose cadute, ho ricordato che sono anche tanto altro, e ancora di più posso diventare. Ho compreso che, finalmente, adesso, sono una che non molla più, che posso fare qualunque cosa io voglia davvero quando mi impongo di andare oltre la paura, quando con coraggio la dimentico, la supero, la vinco. Adesso so che sono capace di rialzarmi ammaccata e dolorante per rimontare in sella subito, e poi domani, e domani ancora, e sempre. Ho imparato che posso non avere paura persino dell'imponderabile. Che posso non avere paura anche quando potrei, anche quando dovrei, che posso dominarla e godermi il momento che è sempre di una bellezza incommensurabile. Quando guardo i cavalli giocare, correre, mostrare la loro forza, se mai ne fossero coscienti, qualcosa mi tiene attaccata al terreno anche quando sono dentro il loro cerchio, qualcosa mi tiene ferma, immobile, anche quando non mi sembra possibile che all'ultimo momento con tanta grazia e leggerezza possano spostarsi per non toccarmi, uccidermi anche. Non mi muovo perché quello spettacolo di bellezza e forza mi sembra oltre le mie capacità di assorbimento. Mi sembra che qualcosa travasi fuori da me perché il mio corpo non ce la fa a contenere quelle sensazioni; capita che mi si appanni la vista, che mi si spezzi la lingua e che il cuore cominci a battere talmente forte che non so se esploderà o no, e quando. Li guardo e ogni parte del corpo mi fa male perché la loro bellezza è dolorosa, talmente dolorosa da crearmi uno squarcio dentro che so di non potere ricucire. Li guardo e penso che è bello sentire di nuovo tutto questo, sentirmi così, guardarli e pensare che si, sono di una dolorosa bellezza : come l'amore.

3 commenti:

  1. Cri, bel pezzo: wow.
    Però adesso attirerai una mare di "patiti" operatori della mente che intravedono nella "ippo-terapia" il toccasana di taluni "disturbi", che ti vorranno come relatrici alle conferenze.... ed io come farò?
    Abbiamo un libro da presentare; tra (...) mese.

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  2. PS, la bellezza non è dolorosa; è doloroso vederla utilizzare come argomento, materializzarla, finirla e farne spreco, svuotarla di tutto ciò che la conduce all'amore.
    La bellezza va vissuta.

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  3. Grazie, sono sempre pronta ad iniziare il lavoro sul tuo libro lo sai! Quello che però volevo dire sulla dolorosa bellezza è altra cosa, ma forse tu non ricordi più quella sensazione e questo è un peccato ;), per il resto certo su quello che tu invece ci hai letto si, sono d'accordo con te, ma quello che io volevo esprimere riguarda solo l'amore. Forse non sono stata brava abbastanza :) un abbraccio

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