mercoledì 12 giugno 2013

Il giorno dopo di #domani.

Sembrano immagini di repertorio e invece siamo noi che a scadenze regolari ormai, festeggiamo  uno per volta il nostro ingresso negli anta. Ci ritroviamo tutti insieme, a volte dopo esserci persi di vista per qualche tempo e poi ritrovati, ma si sa la vita è fatta di apparizioni e sparizioni continue. Abbiamo corpi appesantiti dal tempo e visi  segnati dal rammarico, dalla delusione, da tutto quel dolore che proprio non ci aspettavamo. Quando ci guardo sorridere e ridere forte e ballare, penso a quelli di noi che sono già morti, a quegli  altri che hanno affrontato l'abisso e che  incontriamo di rado e ci sembrano ombre, fantasmi. E poi per fortuna ci sono quelli di noi che hanno fatto percorsi normali e sono ancora lì a camminarli e noi ne gioiamo. E poi, poi ci siamo noi, noi che sopravviviamo, che sembriamo gli stessi e non sappiamo in cosa siamo cambiati, noi che a momenti  abbiamo ancora negli occhi quella dolcezza infantile che non abbiamo mai ricevuto ma solo incondizionatamente donato. Noi amati sempre nella maniera giusta dalle persone sbagliate e nella maniera sbagliata dalle persone giuste. Siamo capaci di guardare con occhi densi di lacrime e un nodo in gola come  un chiodo, i figli degli uomini che abbiamo amato, che amiamo ancora e di sentirli anche un pò nostri questi figli che ci sorridono e non sanno di quando facevamo l'amore di nascosto al mare, in macchina, nelle fredde case estive, d'inverno. Questi figli che vivono in famiglie che non funzionano e in quelle che non hanno funzionato, che ci chiamano zia, che ci stringono e non sanno di quando noi sognavamo di loro, coi loro padri e i loro padri con noi che noi siamo diventate le loro madri. Quei "nostri" figli che ballano insieme e diventano amici e si vede già chi sarà la più bella, chi un seduttore. Guardandoli pensiamo già a tutti i cuori  che faranno soffrire, ma anche a quanto inevitabilmente soffrirà il loro senza che noi possiamo farci nulla, se non stare lì a dire che è successo anche noi e che qualche volta, passerà. Adesso tutti questi figli sono nostri, tutti, adesso che abbiamo sbagliato tutto e torniamo indietro per riamarci come prima, più di prima, adesso che al contrario di allora siamo disposti ad accettare che qualcuno conti per noi più della felicità. Adesso che siamo usciti dalle nostre prigioni, i giovani intorno ci fanno riaffiorare negli occhi e nei ricordi gli anni novanta, quegli anni  in cui scappavamo di casa per andare a ballare, in cui eravamo costretti a combattere per tutto ciò che pensavamo ci spettasse di diritto, mentre al tavolo accanto delle ragazze non conoscono nemmeno le parole delle canzoni che complice l'alcool cantiamo forte. Sono ragazze giovani, alte, alla moda, con i capelli perfetti, alcune belle, già sole, tutte, e magari hanno gli stessi sogni che avevamo noi. Guardarle ci riporta indietro alle nostre estati di fine liceo quando ci sentivamo adulti e credevamo di avere tutte le scelte possibili da fare, quando credevamo che sarebbe stato tutto sempre meglio, sempre più perfetto, che avremmo avuto tutto ciò per cui ci sentivamo nati, a quando nell'aria c'era solo il futuro. Le guardo e penso che un giorno saranno come noi o peggio, come noi che il domani ormai lo stiamo vivendo, che il domani ormai è già passato e non lo capiamo, come noi che quel domani lo abbiamo perduto e non lo accettiamo, come noi che di quel domani stiamo già attraversando il giorno dopo.

Nessun commento:

Posta un commento