sabato 7 dicembre 2013

Anestesia emotiva.

Scrivo di notte, una notte questa, fonda e scura come un abisso, una di quelle notti dove tutto sembra fermo : la città, il tempo, la vita, tutto tranne il vento. Scrivo di notte quando ormai tutti dormono e in tv non danno quasi nulla, le mie serie tv preferite sono ormai andate in onda ed io non ho più scuse per non mettermi a lavoro. Scrivo, in questa notte mentre fuori piove, i marciapiedi sono deserti, le strade sono vuote, non ci sono gatti sui tetti e io mi chiedo dove si rifugino, dove trovino riparo mentre la mia, ignara dei pericoli, è a letto, al caldo, e aspetta solo che io la raggiunga.  Scrivo di notte perchè è più facile entrare in quelli che sembrano altri mondi, altre vite, cerchi di fuoco dentro cui fare un salto. A quest'ora tutto sembra irreale e allo stesso tempo più vero, e io poi alla luce del giorno sono diversa, dura, spesso inflessibile, assoluta, forte, ma indisciplinata e maledettamente pigra. Troppo pigra per fare ginnastica, apparecchiarmi la tavola, troppo pigra persino per godermi la vita, attraverso periodi in cui mi trascino in un disordine perfetto sia estreriore che interiore. In uno di questi momenti, mentre corro per inerzia, mi chiedo cosa sia, cos'è che scatta dentro di me o fuori di me, cosa genera insomma questo mio vivere come in una sorta di anestesia emotiva. Io che sono capace di arrabbiature furibonde, ipercritica per natura, sempre pronta ad andare oltre, oltre, e poi ancora oltre, ogni pensiero, ogni visione, ogni cosa, vivo come una sorta di limbo ebete. Guardo senza vedere, sento senza ascoltare, non leggo, non scrivo, non dipingo, non mi interesso a niente e a nessuno, vivo benevola e paciosa come in un sonno senza sogni o incubi, senza gioie e senza dolori. Senza desideri, pulsioni, cerco con il mio sguardo interno, di catturare, analizzare e distruggere quel qualcosa che c'è sempre prima di un niente, un niente in cui poi vivi senza avvertire mancanze, e quando non avverti mancanze non cerchi neanche l'amore, ti chiudi ad esso, non ci pensi, non puoi innamorarti di nuovo. E quel qualcosa invece, quello che precede questo nulla forse non esiste fuori di me in realtà, forse non succede niente davvero, forse è solo quella parte di me che mi ha tenuta ferma, quel difetto caratteriale che mi ha fatto prendere una strada dalla quale ad un certo punto ti accorgi di non poter più tornare indietro, quel qualcosa che forse è quella parte di me che mi fa male, che non potrò mai sdradicare del tutto, che a volte non ho la forza di contrastare. Allora aspetto, mi accetto, non posso fare altrimenti ho imparato, ma soprattutto non posso accelerare l'arrivo di quella perturbazione interiore che come dal mondo fuori, dal cielo di questa notte magari, finalmente, entrerà dentro di me per rimescolare di nuovo tutto e rimettere ogni cosa al suo posto, in ordine, in movimento. Aspetto.

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