mercoledì 17 aprile 2013

Con tutto l'amore che ho potuto.

Non me lo chiedevo nemmeno cosa tu avessi di diverso da tutta l'altra gente al mondo.Per me il mondo eri tu, solo tu un uomo, il resto, solo persone, tutte quante, nè uomini, nè donne,persone. Pensavo alla fragilità della vita, al nostro essere creature di passaggio, e tu, tu eri la mia creatura meravigliosa. Con te ho sentito la felicità, solo con te, un attimo, un secondo, un minuto, non saprei. Ti guardavo mentre parlavamo al telefono da opposti marciapiedi, tu con la schiena e una gamba appoggiata al muro. Alto, felino, luminoso anche nella notte.Ti guardavo ed ho sentito la felicità, l'ho riconosciuta. Tu, io,e tutto l'amore che abbiamo potuto, che poi è tutto quello che adesso ci rimane,solo quello,l'amore che abbiamo potuto. Quel momento, te in quel fermo immagine scolpito nella memoria del mio cuore, dei miei occhi, chissà , forse sarà l'ultima immagine che vedrò un giorno, prima di chiudere gli occhi per l'ultima volta, te che parli felice al telefono con me, con la schiena e una gamba appoggiata al muro. Le tue gambe, rami forti, perfetti, solidi, di quella solidità che mi dava l'illusione dell'eternità, quelle gambe con cui mi annodavi a te la notte, quelle gambe e quelle braccia forti. Noi che dormivamo attaccati a forma di zeta, che ci mandavamo la “zunotte”quando eravamo costretti a dormire separati. Dove siamo adesso noi? Con chi siamo adesso noi due? E tu pensi mai alla vita che abbiamo perduto,a quel figlio che non abbiamo avuto? Pensi mai al nostro sogno? Quel sogno che anche noi chiamavamo: eternamente tua,eternamente mio, eternamente nostri.

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