Non me lo chiedevo nemmeno cosa tu
avessi di diverso da tutta l'altra gente al mondo.Per me il mondo eri tu, solo tu un
uomo, il resto, solo persone, tutte quante, nè uomini, nè donne,persone. Pensavo alla fragilità della
vita, al nostro essere creature di passaggio, e tu, tu eri la mia
creatura meravigliosa. Con te ho sentito la felicità, solo con te, un
attimo, un secondo, un minuto, non saprei. Ti guardavo mentre parlavamo
al telefono da opposti marciapiedi, tu con la schiena e una gamba
appoggiata al muro. Alto, felino, luminoso anche nella notte.Ti guardavo ed ho sentito la felicità, l'ho riconosciuta. Tu, io,e
tutto l'amore che abbiamo potuto, che poi è tutto quello che adesso
ci rimane,solo quello,l'amore che abbiamo potuto. Quel momento, te in
quel fermo immagine scolpito nella memoria del mio cuore, dei miei
occhi, chissà , forse sarà l'ultima immagine che vedrò un giorno, prima di chiudere gli occhi per l'ultima volta, te che parli
felice al telefono con me, con la schiena e una gamba appoggiata al
muro. Le tue gambe, rami forti, perfetti, solidi, di quella solidità
che mi dava l'illusione dell'eternità, quelle gambe con cui mi
annodavi a te la notte, quelle gambe e quelle braccia forti. Noi che
dormivamo attaccati a forma di zeta, che ci mandavamo la
“zunotte”quando eravamo costretti a dormire separati. Dove siamo
adesso noi? Con chi siamo adesso noi due? E tu pensi mai alla vita
che abbiamo perduto,a quel figlio che non abbiamo avuto? Pensi mai al
nostro sogno? Quel sogno che anche noi chiamavamo: eternamente
tua,eternamente mio, eternamente nostri.
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