mercoledì 10 aprile 2013

Dell'amore e di altri #organi.

Abbiamo sempre l'esigenza di definire quello che viviamo, soprattutto sentiamo come urgente l'esigenza di definire l'amore, senza mai pensare che definire può significare limitare.Ti amo molto, moltissimo, quanto il cielo, quanto il mare, quanto il mondo, implica comunque che quel sentimento ha confini visibili e invisibili. Anche immensamente equivale a limitatamente, anche in un profondamente è implicita la fine di una profondità. Sentirsi dire poi o anche dire a qualcun altro"ti amo come il primo giorno", è davvero orribile nella sua superficialità, dal momento che il primo giorno è sempre ben poca cosa, andrebbe molto meglio un "più passa il tempo, più ti amo". E quanto più  il  tempo passa, quanto più sentiamo di dire che quell' individuo lo amiamo con tutto il cuore, ce lo ascoltiamo dire, anche solo nei nostri pensieri a volte. Ma il  fatto è che  quando l'amore è amore, allora tutto il cuore non basta, quando amiamo davvero qualcuno lo amiamo anche con lo stomaco, i reni, la milza, il fegato, lo amiamo come amano i folli, perchè "l'amore è folle o non è" ha scritto qualcuno, tutto il resto, dico io, passa.

1 commento:

  1. Buona riflessione. Mi permetto un breve commento.
    E' nostra abitudine (umana) cercare di quantificare qualcosa; anche ciò che non è quantificabile. E' difficile dare un peso, un valore, una misura a qualcosa che è immateriale, leggero come il pensiero ed "infinito" come il mare. Dovremmo imparare a svolgere la sua qualificazione. Invece proviamo ancora (inutilmente) a costruire metafore, scrivere, comporre poesie o musica ma alla fine ci riusciamo bene solo quando "perdiamo" quella cosa che ci stavamo sforzando di quantificare. Appena la perdi sai cosa era, cosa significava, cosa produceva. Il suo sapore, la sua espressione. E non ti è dato modo di riaverla indietro. Mai.
    Il problema che tu poni è, secondo il mio modesto parere, insito nella distinzione tra passione e sentimento; e la trasmigrazione dell'uno nell'altro. Argomenti perfettamente disattesi a tutti i livelli. Inesistenti. Oggi non vedo una "cultura" che apprezzi o veda il secondo come valore. Ci si ferma al primo; si guardano e valutano le risorse come agli inizi della nostra specie e non più alla cultura; verso la quale (però) viaggiamo velocemente. Siamo in un periodo di "passaggio" relazionale-culturale e come in ogni passaggio ci sono posizioni conservatrici e progressiste. Io auspico - anche se non ci credo più - un cambiamento in linea con la cultura e la scienza anche se averci creduto mi sta uccidendo. In fondo, poi, è il modo di procedere della storia. Pensare di creare una realtà diversa è stato veramente stupido? Devo ancora rispondermi.

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